Il 23 settembre, i sindaci dei 16 comuni dell'Alto Jonio, indossata la fascia tricolore,
marciando accanto ad alcuni consiglieri provinciali e regionali, sono saliti sulla SS 106 jonica, in testa al corteo dei manifestanti..
Da allora, l'unica arteria di collegamento fra la Calabria, la Basilicata e la Puglia, è di fatto interrotta. La Calabria è raggiungibile solo dai monti o dal tirreno. Il "blocco" si trova
nell'area di svincolo Trebisacce nord.
Questa grande e fiera protesta, nasce dalla disperazione dell'Alto Jonio, che si vede abbandonato dallo Stato e dalla propria attuale Regione, la Calabria.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la chiusura dell'ospedale di zona Guido Chidichimo, che fa precipitare 60mila cittadini italiani verso una situazione da terzo mondo.
Si parla ormai apertamente, di indire un referendum, ai sensi dell'art. 132 della costituzione, per cambiare regione, passando dalla Calabria alla Basilicata.
Ma come potrebbe non nascere l'indignazione, se l'attuale disastro sanitario non avvenisse che per meri motivi politici? La classe politica calabrese, a destra quanto a sinistra, appare sempre più scollata dalla realtà, tranne rare eccezioni. Essa viene percepita come assolutamente autoreferenziale. Invece di porsi al servizio del popolo, preferisce essere servita. E' opinione diffusa che la regione vorrebbe risanare l'enorme debito accumulato e mai quantificato, nel campo sanitario, con un piano di rientro finanziario, stilato in base agli interessi elettorali dei "signori di palazzo", invece che su
analisi serie. Ecco perché verrebbe soppresso l'ospedale di Trebisacce, mentre si "salverebbero" ospedali fotocopia limitrofi,come Rossano e Corigliano, oltre che ben due piccoli e diseconomici ospedali "montani". E' un oltraggio ai principi della Logica e della
Ragione. Dopo interminabili trattative, di fronte alla sordità delle istituzioni, si protesta, per farsi sentire. Il "blocco" ha di fatto isolato il territorio, tant'è che gli organi competenti hanno
dirottato il traffico sia a nord che a sud dello svincolo, ed alle postazioni, ormai non arrivano più veicoli.
Insomma, un blocco "totale"... ma c'è un però.
"Se un albero che cade in mezzo alla foresta, senza che ci sia nessuno ad ascoltare, fa rumore?"
Un muro di gomma assorbe nel silenzio assordante la più grande protesta della storia politica post-bellica del nord-est della Calabria. Se altrove un merlo canta stonato, finisce sui Tg nazionali.
Viceversa, se i sindaci e migliaia di manifestanti dell'alto jonio isolano una regione con una grande e civilissima protesta, tutto scivola nell'oblio. Perché? I calabresi finiscono sulla stampa ed in tv, solo se commettono crimini? E se invece, civilmente, protestano per i propri diritti, offrendo pasti caldi, caffè e sigarette ai camionisti, consentendogli con intelligenza di non rimanere a lungo bloccati, realizzando un blocco totale limitando al minimo i sacrifici agli utenti della strada, ecco che allora non fanno notizia? O c'è forse,
in fatto di sanità, una rete lobbistica sarebbe in grado di condizionare le linee editoriali dei
media? Ma qualcosa è cambiato, nel popolo di Trebisacce e dell'Alto Jonio. Non si sentono tuoni, ma piove. Certo, fa più clamore un dibattito sui carciofi selvatici, se avviene in un contesto politico,ma è altrettanto vero che fa più rumore un albero che cade, che una
foresta che cresce. E la coscienza del popolo dell'Alto Jonio sta crescendo.
Walter Astorino
Presidente Assopec