SIAMO CALABRIA O BASILICATA?
Considerazioni sull’identità etnica, storica e culturale dell’Alto Jonio.
Sibari, la mitica Sibari. La metropoli classica del lusso e dell’arte, distrutta dalla furia dei Crotonesi.Ed ecco che ci risiamo. Il Brutio ci assedia ancora una volta.
Come fossimo una colonia, la Regione ci nega il diritto alla Salute, e quindi alla Vita.
- Ospedale di Trebisacce, una “guerra” tra Calabresi -…, ma sarà vero?
Sfatiamo subito un’inesattezza storica e culturale, l’Alto Jonio non è
propriamente Calabria, almeno dal punto di vista storico ed etnico.
Noi siamo Enotri, discendenti di Broglio, parenti stretti dei vicini Lucani, con i quali abbiamo condiviso per tremila anni, territorio, mentalità ed usi. I Bruzi sono un’altra stirpe, stanziati a sud del fiume Crati, indomite tribù guerriere, piuttosto diverse da noi. E la Calabria allora? In realtà era l’antico nome dell’attuale Salento, sin da quando i primi Greci vi si erano stabiliti.
E’ solo dalla fine del sec. VII d.C., che i Bizantini, in guerra con i Longobardi, avendo perso il dominio della penisola Salentina, trasferirono il nome "Ducato di Calabria", al territorio in cui si erano ritirati, che va da Reggio Calabria a Rossano, di cui capitale fu, prima, Reggio Calabria e poi Rossano stessa.
In seguito, VIII secolo, buona parte dell’Alto Jonio, fu annessa al Principato di Salerno, corrispondente, all’incirca, all’attuale Basilicata.
Attorno all’anno mille, il Principato di Salerno occupava tutta
l’attuale Basilicata e la nostra costa Jonica.
Ahi, la nostra splendida costa, ovvero Sibaris, Siris, Heracles, Metapontum:
l’antica Magna Grecia. Quanta gloria, confrontata all’attuale Magna Magna….
Ma torniamo all’hic et nunc.
Viaggiando in automobile, sulla 106 jonica, quando da Rocca Imperiale entriamo nel territorio di Nova Siri, Basilicata, notiamo immediatamente che qualcosa è cambiato:
l’asfalto. Sembra di avere sostituito pneumatici ed ammortizzatori. In breve tempo, la Regione Basilicata, ha approntato gli ammodernamenti della 106, che ne hanno cambiato il volto: ora è paragonabile ad una autostrada.
E da noi? Ahi di nuovo, il confronto fa male, ferisce.
Di fronte alle gallerie di Montegiordano, inutilizzati monumenti
al dio spreco, la mente, contrita, si rassegna, ed in un sano istinto di sopravvivenza, si spegne, e smette di pensare, e di vedere. Vogliamo fare altri mille esempi? No, non c’è bisogno di piangersi ancora addosso. Sarebbe il solito ed inutile sfogo.
Sappiamo.
La Sanità Calabra, poi, è la punta dell’iceberg:
in Calabria si sperpera, e nell’Alto Jonio si taglia.
In Calabria Ospedali e Cliniche Private a pochi kilometri l’una dall’altra, e nell’Alto Jonio si taglia.
Ed allora? potremmo darlo noi un taglio, un taglio netto.
La Legge lo consente,
la Costituzione della Repubblica Italiana lo prevede.
Cosa dice in merito la Costituzione?
Art. 132, comma 2: “si può con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con la legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”.
E’ evidente: si tratterebbe, in fondo di ripristinare i confini geografici “naturali”, ricucendoci ad un’identità socio-culturale, quella dell’area area linguistica di Lausberg, e dando alla Basilicata il giusto accesso a quaranta kilometri circa di mare in più, rispetto alla situazione odierna.
Del resto, la situazione attuale è assolutamente anomala.
La Provincia di Cosenza è una delle provincie più grandi d’Italia, con i suoi 6650 kmq si estensione, vasta, da sola, più dell’intera Regione Liguria, che a fronte di soli 5421 kmq, vanta ben 4 province! Come potrebbe allora Cosenza, anche volendo, gestire al meglio le nostre esigenze locali?
Sembrerebbe molto più logico, invece, aggregarci a realtà a noi vicinissime, come Nova Siri, Policoro, Scanzano ecc., che condividono con noi esigenze, problematiche ed obiettivi comuni, oppure con la provincia di Potenza, offrendole uno sbocco sullo Jonio, oltre a quello sul Tirreno.
Un esempio recente? Eccolo.
Il 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio di un gruppo di sette Comuni, dalla provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, alla provincia di Rimini, in Emilia-Romagna, in base al già citato art. 132 comma 2 della Costituzione.
Ecco come è andata:
Nel dicembre 2006, i Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello hanno votato, con un referendum, il passaggio dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna,
vedi Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Successivamente, il Consiglio dei Ministri, il 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ha iniziato il suo iter parlamentare.
Infine, 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini.
E noi?
Walter Astorino presidente Assopec Trebisacce
comitato “Passaggio in Lucania – Alto Jonio Libero in Basilicata”
Officine Grunf