mercoledì 27 ottobre 2010

Cerchiamo di non mercanteggiare la Sanità

Cerchiamo di non mercanteggiare la Sanità
Ma volete fare proprio i nemici dell’Ospedale Chidichimo ?

gli intoccabili

Sento una grande pena per certi atteggiamenti alla Ponzio Pilato. Forse ho pure sbagliato a difendere quelli che oggi si rivelano come travestiti da progressisti e democratici. Si continua a buttare cenere negli occhi della gente che ha lottato da sola. Non credevo che certi “signori in camice bianco” e certi “politici” in pantaloncini colorati posassero davanti alla televisione pubblica e ai fotografi, quasi per una comparsa di Pulcinella sulla statale jonica. Purtroppo, vi siete fatti vedere quando avete capito che la popolazione si era ribellata con forza, con coraggio, con cuore e anche con rabbia: non poteva essere “educata e serena”, come ha erroneamente scritto qualcuno. Questa volta, la gente era “incazzata” davvero. Ma la TV ha mostrato solo medici e politici sorridenti e paffuti. I veri arrabbiati non hanno mangiato la bistecca; non hanno dormito per tre notti intere.

Purtroppo, i nostri “rappresentanti del popolo” sono stati muti quando l’Ospedale “Chidichimo” veniva quotidianamente “spoliato” dinanzi ai loro occhi. Non era il caso di “disturbare Loiero e Petramala. I nostri, diffondevano solo i loro comodi comunicati stampa, annunciando che sarebbero andati prima da Loiero, e poi da Scopelliti ! E voi credete che i sindaci si siano dimessi davvero ?

Fate finta di non sentire la gente che non crede più ai proclami demagogici dei novelli populisti. L’Ospedale è chiuso per sempre. L’ha ucciso il clientelismo di ieri e il piccolo affarismo di oggi. Non vogliamo fare più processi, ma abbiamo almeno il coraggio di ammetterlo, tutti.

L’ultima vergogna è la guerra tra poveri che, da novelli “padrini”, state provocando tra i dipendenti dello stesso ospedale: ci sono i superprotetti (dei camici bianchi e dei politici ceh guardano solo al loro orticello) e i non garantiti, nemmeno dal diritto e dalla legge. C’è addirittura chi fa promesse per le prossime elezioni di Trebisacce. Infine, si è pure scoperto che certi “intoccabili” sono addirittura parenti, amici e “clienti”, costretti a svendere il voto e la coscienza.
Utilizzate gli eterni voltagabbana che passano da una barca all’altra. A voi non interessa il cittadino politicamente e socialmente consapevole. Interessano ancora i disperati, i furbi e gli arrivisti usa e getta. E’ veramente umiliante per chi vuole fare politica, utilizzando la povertà e il bisogno dei soliti “lazzaroni”: i quali, dopo aver applaudito a Masaniello, lo mandarono al patibolo e si fecero calpestare nuovamente dal re di Napoli: Evviva lu rrè ! ... e subito dopo: abbasso lu rrè ! Se li “educati” in questo modo, faranno così anche per voi, “politici” del 2010 !

Non ci aspettavamo il basso mercato degli imboscati di questi giorni, i quali, grazie alla protezione dall’alto, li avete abituati a non lavorare con coscienza e professionalità. Questi infelici protetti non lavoravano né a Trebisacce e non vogliono andare a lavorare nemmeno a Corigliano, dove ci sono altri imboscati.

La gente che ha capito non può chiamare “politici” quelli che chiedono il voto per “accontentare” servi e lecchini. Non può chiamare medici del pubblico servizio quelli che durante lo sciopero stavano affacciati alla finestra. E che dire di altri “protetti”, di altri “grandi elettori” che dirottavano la gente nei loro studi privati ? Nemmeno questo si può dire ? E allora, arrestatici tutti !
Questi “salariati” del pubblico denaro non hanno mai creduto a un ospedale di tutto il territorio, non hanno mai pensato alla salute dei malati che vivono nelle zone interne e più isolate dell’Alto Jonio.

Si è smarrito il vero senso della politica: che é servizio collettivo, e non come piccola scalata personale. Anche voi avete contribuito a far chiudere le sezioni dei partiti, perché non vi conviene ascoltare la base. Ormai, la gente parla di “sedicenti democratici” che non sono capaci di presentare un progetto politico unitario, politicamente e socialmente impegnato. Si sono venduti anche certi “compagni” della rivoluzione.
Fortuna che ci sono ancora giovani che credono alla RISCOSSA democratica. Suggeriscono una grande azione di massa; fatta non con la violenza, ma non con i provocatori in pantaloncini colorati e con quei “camici bianchi” seduti e sorridenti sulla 106. E se è vero che qualche povero “imboscato” debba compiere anche il sacro dovere del prosciutto e della soppressata, siamo proprio caduti in basso ! Ci farete morire con Berlusconi e Scopelliti; pure voi fate i poveri imboscati ! Ricordatevi che i briganti non erano delinquenti nati, ma li fecero diventare tali i “galantuomini” del 1800 che da borbonici, passarono trasformisticamente con l’Unità d’Italia. Il gattopardismo c’è pure oggi. Atro che 150° dell’Unità !

(firma Rizzo Giuseppe – Via S. Pietro, 17 – 87070 Albidona- CS - Italia del Sud; tel. 0981/500192)

domenica 17 ottobre 2010

sabato 16 ottobre 2010






giovedì 14 ottobre 2010

Le Vignette di Lorenzo Gugliotti




mercoledì 13 ottobre 2010

10 domande al Commissario Scopelliti e agli Assessori regionali della provincia di Cosenza sul Piano di Rientro in sanità.

10 domande al Commissario Scopelliti e agli Assessori regionali della provincia di Cosenza sul Piano di Rientro in sanità.
Il Coordinamento delle Associazioni di Volontariato a difesa dell’ospedale dell’Alto Jonio di Trebisacce, stanco delle continue offese che è costretto ad ascoltare ogni qualvolta il Commissario Scopelliti parla dell’ospedale di Trebisacce nelle varie esternazioni pubbliche o nelle presentazioni del suo Piano di Rientro in sanità, si sente costretto a porre all’attenzione dello stesso Commissario, della classe politica calabrese e dei “tecnici” e consulenti regionali i seguenti quesiti:
1. Nel Piano di Rientro in sanità, presentato dal Commissario Scopelliti, il Patto Stato-Regione, ovvero il “Patto della salute” 2010-2012 firmato in data 3.12.2009 dal Governo e dalle Regioni fra cui la Regione Calabria, è stato rispettato in modo uniforme per tutti i cittadini calabresi ed in particolar modo per gli abitanti dell’Alto Jonio cosentino? E’ vero che il finanziamento del fondo sanitario regionale avviene per quota pro-capite e che a questo concorrono anche i cittadini dell’Alto Jonio?
2. Al Commissario Scopelliti ed ai suoi “tecnici” risultano, nel corso degli anni, casi eclatanti di malasanità per l’ospedale di Trebisacce tanto da definirlo in modo erroneo ed offensivo “ospedale della morte”?
3. Nel Piano di Rientro alcuni ospedali ad elevato costo di gestione e con popolazione contenuta vengono definiti “Ospedali di montagna” con la tipologia di un ospedale generale e nell’Alto Jonio con 8 comuni su 16 dislocati fra 600 e 1000 metri s.l.m. nel Parco del Pollino, con una orografia molto dissestata e con una popolazione di 60.000 abitanti l’ospedale di Trebisacce come viene considerato?
4. E’ pensabile che un cittadino dell’Alto Jonio per farsi curare nel più vicino ospedale della sua regione debba affrontare in auto un percorso che va da un minimo di 50 Km ad un massimo di 100 Km e per circa la metà su strade di montagna sconnesse e pericolose? Tali distanze e relativi tempi di percorrenza rientrano nella normativa nazionale ed europea sui trasporti sanitari urgenti verso gli ospedali?
5. Il Commissario e i suoi tecnici sono a conoscenza che in molte altre realtà italiane, a vario Governo politico, aree come l’Alto Jonio hanno un’assistenza ospedaliera di tutto rispetto con le modalità di ospedale generale pur essendo vicini, in linea d’aria, ad ospedali più grandi come per esempio si può constatare in Lombardia,Toscana,Veneto, …?
6. Il Commissario ed i suoi tecnici hanno considerato “l’effetto domino sanitario” negativo secondario alla chiusura dell’ospedale di Trebisacce sull’ ospedale di Rossano-Corigliano per ciò che riguarda i ricoveri urgenti,quelli ordinari, le liste di attesa per gli accertamenti diagnostici di 2° livello che andranno a penalizzare non solo gli abitanti dell’Alto Jonio ma di tutta la Sibaritide, in primis Rossano e Corigliano? C’è consapevolezza che l’attuale organizzazione degli ospedali di Rossano e Corigliano ed il depotenziamento dell’ospedale di Trebisacce stanno mettendo già oggi ed ancor più domani a forte rischio la popolazione di 177.000 abitanti della Sibaritide di cui 60.000 abitanti nell’Alto Jonio?
7. Il Commissario ed i suoi tecnici hanno previsto, in una riviera jonica a vocazione turistica e ricca di villaggi vacanze, l’aumento della popolazione nei mesi estivi che nella Sibaritide arriva a 300.000 abitanti e nell’Alto Jonio, in particolare, a 120.000 senza che ci sia sul territorio altra struttura sanitaria pubblica o privata oltre l’ospedale di Rossano-Corigliano?
8. Il Commissario e i suoi tecnici hanno previsto il netto incremento delle “fughe”, in una zona non solo di montagna ma anche di confine, verso l’ospedale di Policoro e quelli pugliesi che ad oggi, con la chiusura di ostetricia e chirurgia a Trebisacce, induce un deficit per mobilità passiva di oltre 9 milioni di euro per il solo presidio di Trebisacce e che sarà destinato a triplicare?
9. E’ vero che alcuni protocolli d’intesa con le regioni limitrofe, di fatto, limiteranno ai cittadini dell’Alto Jonio i ricoveri ordinari negli ospedali lucani e pugliesi penalizzando così la libera scelta nelle cure?
10. E’ stato previsto “l’effetto domino sociale” negativo che la chiusura dell’ospedale di Trebisacce può produrre nell’Alto Jonio e nella Sibaritide? Precisamente:
a) Accentuazione dello spopolamento delle zone montane verso la marina per tutelare la propria sicurezza sanitaria ed aumento del dissesto geo-ambientale;
b) Doppio aumento della spesa sanitaria delle famiglie per trasferimento giornaliero dei familiari o soggiorno in altre città della regione o nazionali anche per interventi routinari e per perequazione dell’assistenza extraregionale;
c) Impoverimento culturale del territorio per la perdita di una classe professionale media-alta ed accentuazione della fragilità economica;
d) Frantumazione del concetto di Sibaritide con contrapposizioni zonali ed innesco di derive secessionistiche verso la Basilicata.
A queste e ad altre domande i cittadini dell’Alto Jonio aspettano una risposta dal Commissario, dagli Assessori regionali della provincia di Cosenza e dai” tecnici” e consulenti regionali.
Il Coordinamento delle Associazioni di Volontariato a difesa dell’ospedale dell’Alto Jonio di Trebisacce è disponibile ad un confronto pubblico su questi temi. Convinti che c’è bisogno di un cambiamento nella sanità calabrese si auspica che ciò sia in meglio e non penalizzi alcuni a vantaggio di altri.
Per ragionare bisogna sapere e quindi l’informazione necessita di ascolto che finora non c’è stato.
La tutela della salute è un servizio che lo Stato e la Regione deve garantire almeno con i livelli essenziali di assistenza e non con calcoli matematici che si modificano secondo il proprio tornaconto. L’Alto Jonio confida nella forza del ragionamento su dati obiettivi ed anche sul buon senso. L’efficienza della sanità si ottiene con la lotta allo spreco ma anche con gli investimenti, sempre assenti nell’Alto Jonio, e talora i tagli sbagliati inducano un netto incremento della spesa e dell’inefficienza.

Queste domande ed un dossier comprendente tutti i documenti tecnici elaborati dalle Associazioni, la diffida e la Class Action già presentata, la rassegna stampa di un anno di lotta ed una completa documentazione fotografica sarà trasmesso per opportuna conoscenza oltre che ai diretti interessati anche ai seguenti soggetti istituzionali: Presidente della Repubblica, Ministro della Salute, Presidente Tavolo Massicci Ministero dell’Economia, Presidente Conferenza Stato-Regione , Presidente Commissione sanità di Camera e Senato, Presidente della Commissione degli errori in sanità, Presidente della Regione Lombardia, Agenas-Agenzia Nazionale Sanità, Direttore Generale degli ospedali della Calabria, Presidente ANCI della provincia di Cosenza, Sindacati provinciali medici e di categoria.

martedì 12 ottobre 2010

lunedì 11 ottobre 2010

Passaggio in Lucania



Walter Astorino
SIAMO CALABRIA O BASILICATA?
Considerazioni sull’identità etnica, storica e culturale dell’Alto Jonio.

Sibari, la mitica Sibari. La metropoli classica del lusso e dell’arte, distrutta dalla furia dei Crotonesi.Ed ecco che ci risiamo. Il Brutio ci assedia ancora una volta.
Come fossimo una colonia, la Regione ci nega il diritto alla Salute, e quindi alla Vita.
- Ospedale di Trebisacce, una “guerra” tra Calabresi -…, ma sarà vero?
Sfatiamo subito un’inesattezza storica e culturale, l’Alto Jonio non è
propriamente Calabria, almeno dal punto di vista storico ed etnico.
Noi siamo Enotri, discendenti di Broglio, parenti stretti dei vicini Lucani, con i quali abbiamo condiviso per tremila anni, territorio, mentalità ed usi. I Bruzi sono un’altra stirpe, stanziati a sud del fiume Crati, indomite tribù guerriere, piuttosto diverse da noi. E la Calabria allora? In realtà era l’antico nome dell’attuale Salento, sin da quando i primi Greci vi si erano stabiliti.

E’ solo dalla fine del sec. VII d.C., che i Bizantini, in guerra con i Longobardi, avendo perso il dominio della penisola Salentina, trasferirono il nome "Ducato di Calabria", al territorio in cui si erano ritirati, che va da Reggio Calabria a Rossano, di cui capitale fu, prima, Reggio Calabria e poi Rossano stessa.
In seguito, VIII secolo, buona parte dell’Alto Jonio, fu annessa al Principato di Salerno, corrispondente, all’incirca, all’attuale Basilicata.


Attorno all’anno mille, il Principato di Salerno occupava tutta
l’attuale Basilicata e la nostra costa Jonica.

Ahi, la nostra splendida costa, ovvero Sibaris, Siris, Heracles, Metapontum:
l’antica Magna Grecia. Quanta gloria, confrontata all’attuale Magna Magna….
Ma torniamo all’hic et nunc.
Viaggiando in automobile, sulla 106 jonica, quando da Rocca Imperiale entriamo nel territorio di Nova Siri, Basilicata, notiamo immediatamente che qualcosa è cambiato:
l’asfalto. Sembra di avere sostituito pneumatici ed ammortizzatori. In breve tempo, la Regione Basilicata, ha approntato gli ammodernamenti della 106, che ne hanno cambiato il volto: ora è paragonabile ad una autostrada.
E da noi? Ahi di nuovo, il confronto fa male, ferisce.
Di fronte alle gallerie di Montegiordano, inutilizzati monumenti
al dio spreco, la mente, contrita, si rassegna, ed in un sano istinto di sopravvivenza, si spegne, e smette di pensare, e di vedere. Vogliamo fare altri mille esempi? No, non c’è bisogno di piangersi ancora addosso. Sarebbe il solito ed inutile sfogo.
Sappiamo.
La Sanità Calabra, poi, è la punta dell’iceberg:
in Calabria si sperpera, e nell’Alto Jonio si taglia.
In Calabria Ospedali e Cliniche Private a pochi kilometri l’una dall’altra, e nell’Alto Jonio si taglia.
Ed allora? potremmo darlo noi un taglio, un taglio netto.
La Legge lo consente,
la Costituzione della Repubblica Italiana lo prevede.
Cosa dice in merito la Costituzione?
Art. 132, comma 2: “si può con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con la legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”.



E’ evidente: si tratterebbe, in fondo di ripristinare i confini geografici “naturali”, ricucendoci ad un’identità socio-culturale, quella dell’area area linguistica di Lausberg, e dando alla Basilicata il giusto accesso a quaranta kilometri circa di mare in più, rispetto alla situazione odierna.

Del resto, la situazione attuale è assolutamente anomala.
La Provincia di Cosenza è una delle provincie più grandi d’Italia, con i suoi 6650 kmq si estensione, vasta, da sola, più dell’intera Regione Liguria, che a fronte di soli 5421 kmq, vanta ben 4 province! Come potrebbe allora Cosenza, anche volendo, gestire al meglio le nostre esigenze locali?
Sembrerebbe molto più logico, invece, aggregarci a realtà a noi vicinissime, come Nova Siri, Policoro, Scanzano ecc., che condividono con noi esigenze, problematiche ed obiettivi comuni, oppure con la provincia di Potenza, offrendole uno sbocco sullo Jonio, oltre a quello sul Tirreno.

Un esempio recente? Eccolo.
Il 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio di un gruppo di sette Comuni, dalla provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, alla provincia di Rimini, in Emilia-Romagna, in base al già citato art. 132 comma 2 della Costituzione.





Ecco come è andata:
Nel dicembre 2006, i Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello hanno votato, con un referendum, il passaggio dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna,
vedi Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Successivamente, il Consiglio dei Ministri, il 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ha iniziato il suo iter parlamentare.
Infine, 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini.


E noi?

Walter Astorino presidente Assopec Trebisacce
comitato “Passaggio in Lucania – Alto Jonio Libero in Basilicata”
Officine Grunf

domenica 10 ottobre 2010



venerdì 8 ottobre 2010



giovedì 7 ottobre 2010



mercoledì 6 ottobre 2010

Coordinamento delle Associazioni a difesa del presidio ospedaliero “Guido Chidichimo”

Non è tempo di divisioni perché ora più che mai bisogna stare uniti e lottare per un obiettivo comune; ora è tempo di guardare avanti ed impegnare tutte le risorse a difesa dell’Ospedale, destra e sinistra, maggioranza ed opposizione, associazioni e forze di volontariato, movimenti culturali, cittadini tutti. La protesta a difesa dell’Ospedale ha rappresentato per Trebisacce un momento storico ed è riuscita per la prima volta a coalizzare tutte le forze politiche e sociali presenti sul territorio reagendo contro decenni di abbandono da parte delle istituzioni. grazie a tutti coloro che si sono impegnati, la protesta dei giorni scorsi ha raggiunto due risultati: sensibilizzare l’opinione pubblica, e rinviare al 2012 il termine per la riconversione di Trebisacce, (il 29 settembre l’annuncio ha riguardato solo sei Ospedali e non otto); la protesta popolare ha poi trovato uno sbocco a livello politico con le dimissioni di tutti i Sindaci dell’Alto Jonio; ed ai Sindaci che si sono dimessi va il sostegno e la solidarietà perché loro adesso hanno in mano la fiaccola della speranza con la speranza che si riesca a trovare nelle sedi opportune quell’ascolto ad oggi assente a tutti i livelli politico-istituzionali delle ragioni legittime della protesta dei cittadini dell’Alto Jonio. In assenza di risposte, però, invitiamo i Sindaci a revocare le dimissioni, perché l’Alto Jonio ha bisogno di Sindaci operativi, non di Commissari, per realizzare la secessione con la Basilicata portata avanti dal comitato promotore ed accolta con favore da tutta la popolazione dell’Alto Jonio di destra e di sinistra; infatti è l’unica speranza rimasta, anche alla luce delle ultime dichiarazioni sulla stampa dell’on. Dima, che dovrebbe rappresentare tutta l’area, e non solo Corigliano e Rossano. L’On. Dima deve sapere che saranno sottratti alla Provincia di Cosenza circa 500 posti letto per acuti, di cui 250 solo nell’area Jonica, il tutto a scapito delle periferie, quale alto Jonio; di conseguenza si avranno due ospedali, Rossano e Corigliano, a distanza di otto Km tra loro, ed a 20 Km da Acri, e l’Alto Jonio, area più estesa della Provincia, senza risposte nel raggio di 50-100 Kilometri, per i Comuni più interni. E allora la sua affermazione di “una sanità più vicina ai cittadini“ vale per Rossano e Corigliano, non per l’Alto Jonio, che perderà anche il diritto al ricovero ospedaliero per carenza di posti letto.
L’Alto Jonio ha diritto ad un ospedale Generale, perché ci sono i numeri e perché solo potenziando l’offerta su Trebisacce si riduce la mobilità passiva e con specialità appropriate si possono attrarre pazienti dalle Regioni vicine, importando così risorse economiche aggiuntive. Come mai allora si rinuncia a tale possibilità? Forse è vera la voce che i 30 posti letto di RSA proposti rappresentano il cavallo di troia per l’ingresso nel Presidio di Trebisacce di grosse lobbies di società private cosentine a cui si cederà tutto in gestione all’indomani della chiusura? Forse si è deciso di fare morire i pazienti in ambulanza, in attesa della ricerca di un posto disponibile? Oppure si è deciso di spendere i soldi della sanità in trasporti anziché in prestazioni sanitarie? Forse si vuole far gravare Il peso del piano di rientro solo sulla periferia della Provincia di Cosenza? Ci dobbiamo battere per un Ospedale Generale a Trebisacce, e chiediamo ai Sindaci dimissionari, un incontro per condividere proposte, percorso e azioni al fine di impedire il furto di posti letto all’Alto Jonio, perché ciò graverà comunque sulla gestione delle attività sanitarie, oltre che sicuramente sulla salute dei cittadini.
Attendiamo fiduciosi, intanto, la risposta dei Sindacati Confederali ai quali abbiamo rivolto richiesta per l’indizione di uno Sciopero Generale dell’arco jonico o dell’intera provincia di Cosenza.

Il Coordinamento delle Associazioni a difesa del presidio ospedaliero “Guido Chidichimo”
Dott.ssa Carmela Maradei

Coordinamento delle Associazioni a difesa del presidio ospedaliero “Guido Chidichimo”

16 Sindaci dell’Alto Jonio cosentino hanno annunciato le dimissioni nel corso della riunione pubblica che si è svolta nella sede municipale del Comune di Trebisacce alle ore 19,00 di ieri sera.

Il Sindaco, Arch. Mariano Bianchi, ha dichiarato all’assemblea di aver rassegnato le dimissioni al Consiglio Comunale di Trebisacce e formalizzerà tale volontà attraverso una conferenza stampa.

Il territorio dell’arco jonico è sempre più emarginato e abbandonato dalle istituzioni e dai mezzi di comunicazione, tutti gli sforzi che una massa enorme del popolo sta esprimendo in difesa dell’Ospedale di Trebisacce attraverso una protesta civile da domani, si spera, si sposterà sul tavolo politico istituzionale.

L’intero arco jonico non allenta la protesta e sta valutando assieme alle Associazioni e alle Organizzazioni Sindacali l’opportunità di indire uno sciopero generale comprensoriale da proclamare a breve.


Il Coordinamento delle Associazioni
a difesa del presidio ospedaliero “Guido Chidichimo”

Documento dei Sindaci dell’Alto Jonio

I Sindaci del comprensorio, unitamente ai consiglieri provinciali e regionali, esprimono viva preoccupazione per il rifiuto da parte del Presidente Scopelliti ad ascoltare le legittime istanze del territorio in ordine alla paventata chiusura dell’ospedale di Trebisacce e completo abbandono delle popolazioni.
Manifestano, altresì, viva preoccupazione per la tensione ed il nervosismo diffuso sul blocco da parte di migliaia di cittadini che in modo spontaneo si ritrovano, quotidianamente, per protestare civilmente e per rivendicare il diritto alla salute.
Pur comprendendo e condividendo la necessità di riorganizzare il sistema ospedaliero della Calabria, ritengono che la proposta formulata sia fortemente penalizzante per l’Alto Jonio cosentino, ove, non vengono garantiti, neanche, i Livelli Essenziali di Assistenza.
Il blocco stradale della S.S. 106, annunciato spontaneamente dai cittadini, l’impossibilità dei ragazzi di raggiungere le scuole, l’impossibilità di garantire i servizi igienico-sanitari, la necessità di assicurare l’ordine pubblico, deve indurre il Presidente della Regione Calabria, ad aprire al più presto un confronto politico-istituzionale con il territorio.
A tal proposito, preannunciano la loro presenza a Catanzaro per il giorno 29 in occasione della presentazione del piano di rientro per manifestare civilmente il loro dissenso e garantire il diritto alla salute delle popolazioni coinvolte.
Un atteggiamento di ulteriore chiusura da parte della Giunta Regionale e del Presidente Scopelliti nei confronti delle popolazioni dell’alto Jonio cosentino, determinerà nelle prossime ore, come di già concordato dai Sindaci, la convocazione dei Consigli Comunali al fine di avviare le procedure per il passaggio alla Regione Basilicata.
I Sindaci dell’Alto Jonio

Salviamo la vita e l’ospedale di Trebisacce

A Trebisacce quarto giorno di protesta sulla SS 106, a difesa dell’ospedale Chidichimo di Trebisacce. Centinaia di cittadini di tutto l’Alto Jonio reclamano con forza il diritto alla salute, ma i media tacciono.
L’Alto Jonio privo del diritto alla mobilità, senza ferrovia, senza Aeroporto nel raggio di trecento chilometri, con una mulattiera di strada Statale 106, ora viene privato anche del diritto alla salute, dell’unico Presidio sanitario capace di dare risposte sanitarie determinanti per la salvezza di vite umane. Altro che Ospedale della morte.
Non serve dichiarare che il piano di rientro è quello di Loiero, perché i piani si possono cambiare, ed il piano di Loiero era errato nel metodo, vedi DGR 87 del 2010. La pianificazione va fatta in base al fabbisogno dei territori e non del numero di posti letto sopravvissuti alle varie tempeste campanilistiche dei vari politici e Direttori Generali di turno!
E sicuramente tanti cittadini dell’Alto Jonio avranno sostenuto il Presidente Scopelliti anche nella speranza di un cambiamento.
Né un certo Acciardi di Montegiordano si può permettere di divulgare sciocchezze a nome dei tecnici regionali, perché forse ignora che non può esistere un pronto soccorso come è adesso senza i reparti previsti per legge.
Il piano non è giustificato né da un punto di vista tecnico, né economico perché altrimenti non si spiega come mai Ospedali con 2.000 ricoveri, 100 parti, 60 interventi chirurgici all’anno e con un costo per ricovero altissimo (oltre 4.100 euro a ricovero) restano aperti mentre Trebisacce con circa 5.000 ricoveri a regime, 350 parti e 900 interventi chirurgici si chiude. Come mai si rinuncia alla possibilità di poter recuperare circa cinque milioni di euro di mobilità verso Puglia e Basilicata, rischiando invece con la chiusura di Trebisacce di raddoppiare tale importo? o si pensa di risolvere il problema della mobilità con protocolli d’intesa con la Basilicata, che di fatto impediranno i ricoveri e quindi la libera scelta del cittadino? Forse il governatore ha deciso di fare morire i pazienti in ambulanza, in attesa della ricerca di un posto disponibile? Oppure si è deciso di spendere i soldi della sanità in trasporti anziché in prestazioni sanitarie?
Oltretutto sorge spontanea una domanda: se a Cosenza si sottraggono 500 posti letto, da qualche altra parte ne resteranno 500 in più, o no?
Forse si vuole far gravare Il peso del piano di rientro unicamente o prevalentemente sulla periferia della Provincia di Cosenza?
Forse i 30 posti letto di RSA proposti davvero rappresentano il “cavallo di troia” per l’ingresso nel Presidio di Trebisacce di grosse lobbies di società private a cui si cederà tutto in gestione all’indomani della chiusura?
La protesta dei cittadini dell’Alto Jonio è più che legittima in quanto a tutela del diritto alla salute, all’assistenza, alla libera scelta alla pari di tutti i cittadini italiani; infatti per legge i LEA oltre che essenziali, devono essere garantiti anche in modo uniforme sul tutto il territorio, e per questo è stata attivata la Class Action che a giorni darà le prime risposte ai cittadini dell’Alto Jonio.
Noi non siamo contro il cambiamento, ma vogliamo un cambiamento in meglio e non in peggio, con un piano razionale, comprensibile, oggettivo e basato sul fabbisogno delle popolazioni, e non su criteri campanilistici o di partito.
Alla luce di quanto detto, invitiamo tutte le istituzioni dell’area ex AS 3 di Rossano, a mobilitarsi ed associarsi alla protesta dei Sindaci e delle popolazioni di Trebisacce e Cariati per difendere il furto di circa 300 posti letto operato dal Commissario Scopelliti, ma invitiamo anche tutte le autorità istituzionali della Provincia di Cosenza a reagire perche è l’intera Provincia penalizzata di oltre 500 posti letto e tutto ciò graverà comunque sulla gestione delle attività sanitarie delle strutture interessate, oltre che sicuramente sulla salute dei cittadini.

Il Coordinamento delle Associazioni a difesa del presidio ospedaliero “Guido Chidichimo”

Salviamo la vita e l’ospedale di Trebisacce

L’Ospedale di Trebisacce non è mai stato un Ospedale della morte, ma sempre per la vita dei pazienti; i casi di malasanità sono successi in altri Presidi molto più a sud, e che probabilmente oggi si cerca di salvare ad ogni costo.
La chiusura del Presidio di Trebisacce, così come quella di Cariati e Praia a Mare, è immotivata dal punto di vista tecnico: i posti presenti nella Provincia di Cosenza sono in meno rispetto a quelli spettanti in base agli standard nazionali; infatti facendo dei semplici conti da massaia, se la popolazione della Provincia di Cosenza è pari a 174.840 abitanti, i posti letto spettanti sono in totale 2784 ( 3,8 x mille) di cui 2197 per acuti (3 x mille) e 587 (0,8 x mille) per postacuzie (Riabilitazione e Lungodegenza). I posti letto attualmente presenti nella Provincia di Cosenza, tra pubblico e privato, non superano i 2700. Quindi per la Provincia di Cosenza non necessita alcun taglio di posti letto, semmai una ridistribuzione tra tipologie e tra aree poiché sullo Jonio i cittadini di serie B dispongono solamente di 1,5 posti letto per mille abitanti mentre su altre aree i cittadini di serie A dispongono di circa 4,5 posti letto per mille abitanti,.
Infatti il fabbisogno di posti letto per l’area Jonica su 175.000 abitanti è pari a 524 posti letto per acuti e 140 per postacuti, per un totale di 664 posti letto. Da ciò si evince che nell’area Jonica mancheranno in totale circa 300 posti letto di cui 250 per acuti, che sommati ai posti letto sottratti ad altri Presidi quale Praia, San Marco, ecc. fanno circa 500 posti letto rubati alla Provincia di Cosenza; che fine faranno?
Il piano non è giustificato da un punto di vista economico perché altrimenti non si spiega come mai Ospedali con 2000 ricoveri, 100 parti, 60 interventi chirurgici all’anno e con un costo per ricovero altissimo (oltre 4100 euro a ricovero rispetto alla media aziendale che è di 3100 euro) restano aperti ed Ospedali come Trebisacce e Cariati con circa 5000 ricoveri a regime, 350 parti e 900 interventi chirurgici ed altri che costano meno si chiudono. Oltretutto come mai si rinuncia alla possibilità di poter recuperare circa cinque milioni di euro di mobilità verso Puglia e Basilicata, rischiando invece con la chiusura di Trebisacce di raddoppiare tale importo? o si pensa di risolvere il problema della mobilità con protocolli d’intesa con la Basilicata, che di fatto impediranno i ricoveri e quindi la libera scelta del cittadino? forse il governatore ha deciso di fare morire i pazienti in ambulanza, in attesa della ricerca di un posto disponibile? oppure si è deciso di spendere i soldi della sanità in trasporti anziché in prestazioni sanitarie?
Oltretutto sorge spontanea una domanda: se a Cosenza si sottraggono 500 posti letto, da qualche altra parte ne resteranno 500 in più, o no?
Forse il governatore Scopelliti ha deciso di far gravare Il peso del piano di rientro unicamente o prevalentemente sulla periferia della Provincia di Cosenza?
Forse i 30 posti letto di RSA proposti davvero rappresentano il cavallo di troia per l’ingresso nel Presidio di Trebisacce di grosse lobbi di società private a cui si cederà tutto in gestione all’indomani della chiusura?
Detto ciò la protesta dei cittadini dell’Alto Jonio è più che legittima in quanto a tutela del diritto alla salute, all’assistenza, alla libera scelta alla pari di tutti i cittadini italiani; infatti per legge i LEA oltre che essenziali, devono essere garantiti anche in modo uniforme sul tutto il territorio, e per questo è stata attivata la Class Action che a giorni darà le prime risposte ai cittadini dell’Alto Jonio.
Noi non siamo contro il cambiamento, ma vogliamo un cambiamento in meglio e non in peggio, con un piano razionale, comprensibile, oggettivo e basato sul fabbisogno delle popolazioni, e non su criteri campanilistici o di partito.
Alla luce di quanto detto, invitiamo tutte le istituzioni dell’area ex AS 3 di Rossano, a mobilitarsi ed associarsi alla protesta dei Sindaci e delle popolazioni di Trebisacce e Cariati per difendere il furto di circa 300 posti letto operato dal Commissario Scopelliti, ma invitiamo anche tutte le autorità istituzionali della Provincia di Cosenza a reagire perche è l’intera Provincia penalizzata di oltre 500 posti letto e tutto ciò graverà comunque sulla gestione delle attività sanitarie delle strutture interessate, oltre che sicuramente sulla salute dei cittadini.


Il Coordinamento delle Associazioni a difesa del presidio ospedaliero “Guido Chidichimo”

Salviamo la vita e l’ospedale di Trebisacce

I cittadini dell’arco jonico cosentino lamentano l’insensibilità da parte di tutti i “mass media”, nessuno escluso, per non aver divulgato, non si pretende a livello nazionale, ma neanche a livello locale, la manifestazione civile di protesta con conseguente blocco stradale della SS 106 a difesa dell’Ospedale” Guido Chidichimo” di Trebisacce.

E’ pur vero che nella giornata della manifestazione del 23 settembre 2010 alcune televisioni private e giornalisti e anche Rai Tre Calabria hanno fatto interviste a persone autorevoli e a comuni cittadini, ma niente si è detto e divulgato.

I cittadini dell’arco jonico sono rammaricati dell’accaduto, ancora una volta non si sentono tutelati, rappresentati e sostenuti dai mezzi di comunicazione e si chiedono se non sia il caso di attivare da subito un referendum per l’annessione dei paesi di tutto l’arco jonico alla limitrofa Regione Basilicata.

I Sindaci dell’Alto Jonio

Salviamo la vita e l’ospedale di Trebisacce

Per domani, giovedì 23 settembre, alle ore 9,00, verrà organizzata una manifestazione, con a capo i sindaci dell’Alto Jonio, indetta dal coordinamento dei rappresentanti istituzionali locali e delle associazioni del comprensorio, per protestare contro le decisioni sanitarie punitive contenute all’interno del nuovo piano sanitario e che, il prossimo 28-29 settembre, il commissario del governo regionale on. Scopelliti firmerà, decretando la chiusura del presidio ospedaliero dell’Alto Jonio.

E’ previsto un concentramento della popolazione in piazza della Repubblica a Trebisacce, che muoverà lungo via A. Lutri, Viale della Libertà, SS 106.

I rappresentanti istituzionali locali e delle associazioni invitano la popolazione di tutto l’arco jonico a una manifestazione di protesta.

L’evolversi della situazione è piuttosto incandescente per la valutazioni che il governatore della Calabria ha fornito sul presidio ospedaliero di Trebisacce e di Cariati, ignorando in maniera ignobile i fatti e i misfatti di malasanità della sua provincia reggina e delle altre brutte realtà sanitarie calabresi, che la stampa nazionale e i media hanno più volte denunciato all’opinione pubblica, a svantaggio del presidio ospedaliero Guido Chidichimo che è un nosocomio di confine.

ll sindaco Bianchi di Trebisacce assieme ai suoi colleghi di altri 30 comuni del basso e Alto Jonio cosentino ripropongono di presentare le dimissioni e di consegnare le fasce a Roma per una protesta istituzionale.

16 Comuni dell’Alto Jonio hanno già avviato la raccolta delle firme per avviare un referendum di secessione dalla Calabria ed essere annessi alla Basilicata, come gli articoli della Costituzione prevedono.

I Sindaci dell’Alto Jonio

Trebisacce-28/09/2010: "I calabresi finiscono in Tv solo se commettono crimini?"

Il 23 settembre, i sindaci dei 16 comuni dell'Alto Jonio, indossata la fascia tricolore,
marciando accanto ad alcuni consiglieri provinciali e regionali, sono saliti sulla SS 106 jonica, in testa al corteo dei manifestanti..
Da allora, l'unica arteria di collegamento fra la Calabria, la Basilicata e la Puglia, è di fatto interrotta. La Calabria è raggiungibile solo dai monti o dal tirreno. Il "blocco" si trova
nell'area di svincolo Trebisacce nord.
Questa grande e fiera protesta, nasce dalla disperazione dell'Alto Jonio, che si vede abbandonato dallo Stato e dalla propria attuale Regione, la Calabria.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è la chiusura dell'ospedale di zona Guido Chidichimo, che fa precipitare 60mila cittadini italiani verso una situazione da terzo mondo.
Si parla ormai apertamente, di indire un referendum, ai sensi dell'art. 132 della costituzione, per cambiare regione, passando dalla Calabria alla Basilicata.
Ma come potrebbe non nascere l'indignazione, se l'attuale disastro sanitario non avvenisse che per meri motivi politici? La classe politica calabrese, a destra quanto a sinistra, appare sempre più scollata dalla realtà, tranne rare eccezioni. Essa viene percepita come assolutamente autoreferenziale. Invece di porsi al servizio del popolo, preferisce essere servita. E' opinione diffusa che la regione vorrebbe risanare l'enorme debito accumulato e mai quantificato, nel campo sanitario, con un piano di rientro finanziario, stilato in base agli interessi elettorali dei "signori di palazzo", invece che su
analisi serie. Ecco perché verrebbe soppresso l'ospedale di Trebisacce, mentre si "salverebbero" ospedali fotocopia limitrofi,come Rossano e Corigliano, oltre che ben due piccoli e diseconomici ospedali "montani". E' un oltraggio ai principi della Logica e della
Ragione. Dopo interminabili trattative, di fronte alla sordità delle istituzioni, si protesta, per farsi sentire. Il "blocco" ha di fatto isolato il territorio, tant'è che gli organi competenti hanno
dirottato il traffico sia a nord che a sud dello svincolo, ed alle postazioni, ormai non arrivano più veicoli.
Insomma, un blocco "totale"... ma c'è un però.
"Se un albero che cade in mezzo alla foresta, senza che ci sia nessuno ad ascoltare, fa rumore?"
Un muro di gomma assorbe nel silenzio assordante la più grande protesta della storia politica post-bellica del nord-est della Calabria. Se altrove un merlo canta stonato, finisce sui Tg nazionali.
Viceversa, se i sindaci e migliaia di manifestanti dell'alto jonio isolano una regione con una grande e civilissima protesta, tutto scivola nell'oblio. Perché? I calabresi finiscono sulla stampa ed in tv, solo se commettono crimini? E se invece, civilmente, protestano per i propri diritti, offrendo pasti caldi, caffè e sigarette ai camionisti, consentendogli con intelligenza di non rimanere a lungo bloccati, realizzando un blocco totale limitando al minimo i sacrifici agli utenti della strada, ecco che allora non fanno notizia? O c'è forse,
in fatto di sanità, una rete lobbistica sarebbe in grado di condizionare le linee editoriali dei
media? Ma qualcosa è cambiato, nel popolo di Trebisacce e dell'Alto Jonio. Non si sentono tuoni, ma piove. Certo, fa più clamore un dibattito sui carciofi selvatici, se avviene in un contesto politico,ma è altrettanto vero che fa più rumore un albero che cade, che una
foresta che cresce. E la coscienza del popolo dell'Alto Jonio sta crescendo.

Walter Astorino
Presidente Assopec