Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. (Paolo Borsellino)
venerdì 18 dicembre 2009
Trasferimento della Culla Termica
Impariamo i nomi degli strumenti sanitari presenti all’interno dei pseudo, ormai, reparti dell’ospedale “G.Chidichimo”. Non è un corso di formazione rivolto ai cittadini, ma a causa dei continui trasferimenti di strumenti dall’ospedale verso altri presidi, ci si imbatte con strumenti noti e a volte meno noti. Questa volta, giovedì 17, tocca acquisire il termine di “culla termica” per neonati, utilizzata nel reparto di ostetricia-ginecologia. L’ennesimo scippo non è sfuggito ai presidenti delle associazioni che, ormai da sentinelle stabili del presidio, hanno immediatamente dato l’allarme. Per provvedimento del direttore sanitario, Carino Pierluigi, la ‘culla termica’ da Trebisacce si sposta a Corigliano. Lorenzo Gugliotti ,dipendente in servizio,avendo ricevuto tale ordine dal superiore prepara la culla in attesa dell’arrivo dell’auto da Corigliano. Alle 20,15 arriva con una Punto di servizio, Arcidiacono Agostino, autista del 118 per ritirare la culla. La cosa non va giù però ad Antonio Paolino dipendente e sindacalista Fials che telefona, alle 20,30, al Direttore Sanitario Carino per contestare che la Punto non è idonea al trasporto dell’apparecchio elettro-medicale. Lo stesso autista dimostra incertezza perché solo con la culla è certo di farcela ,ma con il carrello diventa complicato il trasporto. In conclusione l’autista contatta chi di competenza e riferisce di ritornare domani con altro mezzo idoneo. Tra il personale serpeggia un bel po’ di malcontento,a causa di questi continui ‘scippi’, e si sentono anche dire:”Ma perché non presentate domanda di trasferimento?”. Inoltre ci viene riferito che mercoledì diversi capi dipartimento sono venuti ad ispezionare i reparti. Si fa il nome di Toma,di Musca, di Guarasci, di Taverna, di D’Angelo ecc. E ci si chiede il motivo, ma la risposta che arriva dai presenti è: ”per vedere cosa è possibile ancora prendersi da quest’ospedale che chiuderanno dopo le prossime elezioni regionali”.
Franco Lofrano
martedì 15 dicembre 2009
sabato 12 dicembre 2009
giovedì 10 dicembre 2009
Ulteriore scippo evitato
Ancora un tentativo di ‘scippo’ per indebolire i servizi ospedalieri ai danni del già moribondo “G. Chidichimo”. Questa volta tocca agli strumenti per la riabilitazione ubicati in una stanza all’interno del reparto di chirurgia al primo piano. E’ di ieri la lettera a firma del Direttore Sanitario e primario del reparto di Dialisi Dottore Milei Michele,che con prot. N. 530 del 10/12/2009 scrive al responsabile dell’U.O. di Anestesia e riabilitazione dottore Loricchio che: “Su comunicazione del Direttore Generale si trasferiscono presso l’U.O.S di riabilitazione sita in Amendolara le apparecchiature di fisiokinesiterapia in dotazione presso l’U.O. di Anestesia e Riabilitazione del Presidio Ospedaliero di Trebisacce”. Sono strumenti utili per la fisioterapia del dolore:artrosi, cervicale, ecc. E’ vero anche che dal gennaio 2007, per carenza di personale,gli strumenti non vengono usati. E’ vero però che nell’ultimo periodo ogni movimento sembra apparire lecito per depotenziare la struttura ospedaliera e le associazioni culturali, di categoria e di volontariato sorvegliano attivamente ogni movimento e da qui immediatamente hanno avvisato il sindaco Mariano Bianchi che portatosi sul posto per via breve ha contattato il dottore Milei con il quale ha chiarito l’episodio e concluso il dialogo con l’intesa verbale di incontrarsi lunedì prossimo per revocare l’atto e bloccare il trasferimento degli strumenti. Walter Astorino, presidente dell’assopec,dichiara:”Sono fiducioso. Si è creata una sorta di sinergia tra le associazioni tutte e le autorità che così come si è bloccato lo ‘scippo’ dell’ambulanza di tipo A, si risolverà anche quest’altro”. Il direttore Generale, Franco Petramala, non perde occasione per trasferire strumenti e risorse umane in altri presidi ospedalieri, e questo è un fatto. E’ la logica del manager,sicuramente, ma che contrasta con la domanda dei cittadini del territorio. In questa situazione calda è anche facile puntare l’indice e far diventare la questione squisitamente politica e non manca chi vorrebbe un sindaco “mago” pronto a risolvere tutto e subito con la bacchetta magica,ma la realtà è fatta anche di burocrazia e non di solo volontà personale.
Franco Lofrano
venerdì 4 dicembre 2009
Asta politica per il “G. Chidichimo"
Asta politica per il “Chidichimo”. Chi offre di più?
Con l’approssimarsi delle regionali, è lecito chiedere a chi si candiderà, cosa intende offrire all’alto jonio, in termini di tutela del diritto alla salute.
Uno stipendio importante di svariate migliaia di euro spetterà agli “eletti”, che va guadagnato e meritato!
Ed allora via alle offerte: qualcuno si accontenta di intervenire sul nostro Ospedale
accettando progetti dequalificanti e riduttivi, che ci porterebbero, se attuati, ad offrire 25 posti letto circa, cioè alla chiusura, non subito, ma entro poco tempo.
E poi, un Ospedale senza Chirurgia, se permettete, è come un bar che non fa il caffè: chi ci va? Allora è appurato che la sala operatoria per il pronto soccorso è troppo poco, come è poco il mantenimento dei reparti attualmente
aperti, cioè Cardiologia e Medicina più i servizi.
Ci sono altre offerte? Il minimo d’asta, però, è già fissato, dalla Legge.
Si tratta dei L.E.A., ovvero Livelli Minimi di Assistenza, che lo Stato è tenuto ad
erogare sul territorio. Questo concetto assieme alla volontà di ripristino dei reparti
storicamente esistiti, nonché la nomina dei primari e l’istituzione di almeno una specialistica, è esaustivamente trattato nel documento redatto dalle associazioni di Trebisacce, presentato l’11 novembre scorso di fronte ai 5mila manifestanti di piazza della Repubblica, e consegnato ufficialmente a tutti i 17 sindaci del comprensorio.
Ecco chi ha aderito, ad oggi, al nostro documento: Nocara, Montegiordano, Oriolo, Castroregio, Villapiana, Albidona, Cassano. Ringraziamo, e intanto siamo in attesa fiduciosa, dell’adesione
delle restanti amministrazioni.
E Trebisacce? sede della struttura e comune capofila del distretto sanitario,
al contrario di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, non si è ancora espressa a riguardo.
La riunione organizzata dal Comune di Trebisacce in data 27/11/2009 ha deluso le associazioni perchè non operativa. Un’ occasione persa per poter finalmente discutere e confrontarsi sul nostro documento, il cui contenuto riassumiamo per punti:
1. Dotazione del Presidio di Trebisacce di almeno 100 posti letto con previsione già nel piano di rientro in corso di elaborazione alla Regione Calabria.
2. Attuazione immediata delle prescrizioni di luglio 2009 dei NAS per mettere a norma le due, e dico due, sale operatorie.
3. Riapertura di tutti i reparti chiusi, compreso l’intero blocco operatorio.
4. Potenziamento dei reparti esistenti.
5. Proposte tecniche (già elaborate) per le specialistiche.
Al di sotto di queste richieste, estrapolate dai minimi legali della normativa vigente, l’ospedale è condannato inevitabilmente alla chiusura.
Questo concetto è stato ormai recepito dai più, perché Trebisacce continua ad ignorarlo?
Questo è quanto. Il resto è miopia o cinico calcolo politico.
Le associazioni di Trebisacce.
Con l’approssimarsi delle regionali, è lecito chiedere a chi si candiderà, cosa intende offrire all’alto jonio, in termini di tutela del diritto alla salute.
Uno stipendio importante di svariate migliaia di euro spetterà agli “eletti”, che va guadagnato e meritato!
Ed allora via alle offerte: qualcuno si accontenta di intervenire sul nostro Ospedale
accettando progetti dequalificanti e riduttivi, che ci porterebbero, se attuati, ad offrire 25 posti letto circa, cioè alla chiusura, non subito, ma entro poco tempo.
E poi, un Ospedale senza Chirurgia, se permettete, è come un bar che non fa il caffè: chi ci va? Allora è appurato che la sala operatoria per il pronto soccorso è troppo poco, come è poco il mantenimento dei reparti attualmente
aperti, cioè Cardiologia e Medicina più i servizi.
Ci sono altre offerte? Il minimo d’asta, però, è già fissato, dalla Legge.
Si tratta dei L.E.A., ovvero Livelli Minimi di Assistenza, che lo Stato è tenuto ad
erogare sul territorio. Questo concetto assieme alla volontà di ripristino dei reparti
storicamente esistiti, nonché la nomina dei primari e l’istituzione di almeno una specialistica, è esaustivamente trattato nel documento redatto dalle associazioni di Trebisacce, presentato l’11 novembre scorso di fronte ai 5mila manifestanti di piazza della Repubblica, e consegnato ufficialmente a tutti i 17 sindaci del comprensorio.
Ecco chi ha aderito, ad oggi, al nostro documento: Nocara, Montegiordano, Oriolo, Castroregio, Villapiana, Albidona, Cassano. Ringraziamo, e intanto siamo in attesa fiduciosa, dell’adesione
delle restanti amministrazioni.
E Trebisacce? sede della struttura e comune capofila del distretto sanitario,
al contrario di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, non si è ancora espressa a riguardo.
La riunione organizzata dal Comune di Trebisacce in data 27/11/2009 ha deluso le associazioni perchè non operativa. Un’ occasione persa per poter finalmente discutere e confrontarsi sul nostro documento, il cui contenuto riassumiamo per punti:
1. Dotazione del Presidio di Trebisacce di almeno 100 posti letto con previsione già nel piano di rientro in corso di elaborazione alla Regione Calabria.
2. Attuazione immediata delle prescrizioni di luglio 2009 dei NAS per mettere a norma le due, e dico due, sale operatorie.
3. Riapertura di tutti i reparti chiusi, compreso l’intero blocco operatorio.
4. Potenziamento dei reparti esistenti.
5. Proposte tecniche (già elaborate) per le specialistiche.
Al di sotto di queste richieste, estrapolate dai minimi legali della normativa vigente, l’ospedale è condannato inevitabilmente alla chiusura.
Questo concetto è stato ormai recepito dai più, perché Trebisacce continua ad ignorarlo?
Questo è quanto. Il resto è miopia o cinico calcolo politico.
Le associazioni di Trebisacce.
giovedì 3 dicembre 2009
I mostri continuano ad attaccare l'ospedale
Ecco, in video, i mostri in azione. Ci divertiamo? Anche, ma non solo. Stiamo lavorando, e lavorando sodo. Dopo la manifestazione dell’11 novembre scorso, le associazioni continuano a lavorare con serietà e determinazione con l’obiettivo di ottenere risultati importanti e risolutivi. Vi terremo aggiornati in merito. Non abbiamo mollato e non molleremo. Un caro saluto a tutti quelli che hanno a cuore l’ospedale di Trebisacce, ed anche a voi : non mollate!
Officine Grunf.
Per visionare il video su youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=JzELXv6J-hQ
Officine Grunf.
Per visionare il video su youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=JzELXv6J-hQ
lunedì 30 novembre 2009
sabato 28 novembre 2009
A Sua Eccellenza Reverendissima, Mons. Vincenzo Bertolone, Vescovo di Cassano.
Eccellenza ,
le scrivo a nome e per conto dell´ASSOPEC, associazione degli
operatori economici di Trebisacce, che presiedo, e di tutte le
associazioni culturali, di volontariato,
di categoria e sportive, riunite allo scopo di difendere l´Ospedale
Guido Chidichimo di Trebisacce. Sento di scriverle anche a nome di
tutti gli ammalati, i sofferenti ed i loro parenti, di tutta la nostra
Diocesi, che attraverso le nostre associazioni, stanno trovando voce.
Come Lei saprà, è in atto un´azione di forte ridimensionamento della
nostra struttura sanitaria, che non può che precludere alla sua
prossima chiusura.
La regione è in crisi finanziaria, e taglia dove può: appunto.
Taglia dove può, politicamente, e non dove dovrebbe, in base alla
giustizia umana
ed alla Carità Cristiana.
Pensi che l´area di Cosenza ha una dotazione di posti letto pari a 5,3
ogni 1000 abitanti, mentre, attualmente, nell´Alto Jonio siamo a 1,6
ogni mille abitanti, quando il minimo legale è di 3,8 .
Per grazia di Dio, l´11 novembre scorso, io e gli altri presidenti
delle 20 associazioni
che collaborano per salvare il nostro Ospedale, siamo riusciti ad
organizzare una pacifica manifestazione che ha portato in piazza
almeno 5000 persone, coinvolgendo anche i Sindaci di 17 comuni,
compreso quello di Cassano.
Come Lei potrà immaginare, la mia famiglia ha inserito l´Ospedale
nelle intenzioni del nostro Santo Rosario quotidiano.
Ho un grande desiderio: vorrei che le 4 Parrocchie di Trebisacce
prendessero parte a
questa causa giusta e caritatevole. Si parla tanto di terzo mondo, che
a volte ci scordiamo del nostro prossimo immediato.
E´ un momento di emergenza.
Occorre mobilitarsi tutti assieme, abbattendo steccati e preconcetti.
Le sottopongo una mia proposta:
se Lei celebrasse una Messa nella Cappella dell´Ospedale, alla
presenza di tutti i Parroci di Trebisacce, e magari anche quelli di
tutti i paesi interessati, parlando ai fedeli di questa urgente
questione, credo fortemente che sarebbe un´opera di bene, grande ed
importante.
Quanto le sofferenze andremmo a lenire, nelle nostre già disagiate
contrade, se il nostro intento di mantenere l´Ospedale, per Grazia di
Dio, si attuasse.
Mi scuso per la mia impudenza, e per la forma di questa mia, che non
avvezzo a contatti con persone della Sua levatura, Le risulterà
proterva e sgraziata;
La prego di non soffermarsi sulla forma, ma di badare al contenuto.
Vorrei poterle parlare del tutto di persona, e se Lei volesse venire
incontro a quanto da me proposto, o compiere qualsiasi altro gesto di
Sua iniziativa, io sono a Sua disposizione.
Una cosa le chiedo: preghi per noi.
devotamente
Walter, Yuumi e Sofia Astorino
Eccellenza ,
le scrivo a nome e per conto dell´ASSOPEC, associazione degli
operatori economici di Trebisacce, che presiedo, e di tutte le
associazioni culturali, di volontariato,
di categoria e sportive, riunite allo scopo di difendere l´Ospedale
Guido Chidichimo di Trebisacce. Sento di scriverle anche a nome di
tutti gli ammalati, i sofferenti ed i loro parenti, di tutta la nostra
Diocesi, che attraverso le nostre associazioni, stanno trovando voce.
Come Lei saprà, è in atto un´azione di forte ridimensionamento della
nostra struttura sanitaria, che non può che precludere alla sua
prossima chiusura.
La regione è in crisi finanziaria, e taglia dove può: appunto.
Taglia dove può, politicamente, e non dove dovrebbe, in base alla
giustizia umana
ed alla Carità Cristiana.
Pensi che l´area di Cosenza ha una dotazione di posti letto pari a 5,3
ogni 1000 abitanti, mentre, attualmente, nell´Alto Jonio siamo a 1,6
ogni mille abitanti, quando il minimo legale è di 3,8 .
Per grazia di Dio, l´11 novembre scorso, io e gli altri presidenti
delle 20 associazioni
che collaborano per salvare il nostro Ospedale, siamo riusciti ad
organizzare una pacifica manifestazione che ha portato in piazza
almeno 5000 persone, coinvolgendo anche i Sindaci di 17 comuni,
compreso quello di Cassano.
Come Lei potrà immaginare, la mia famiglia ha inserito l´Ospedale
nelle intenzioni del nostro Santo Rosario quotidiano.
Ho un grande desiderio: vorrei che le 4 Parrocchie di Trebisacce
prendessero parte a
questa causa giusta e caritatevole. Si parla tanto di terzo mondo, che
a volte ci scordiamo del nostro prossimo immediato.
E´ un momento di emergenza.
Occorre mobilitarsi tutti assieme, abbattendo steccati e preconcetti.
Le sottopongo una mia proposta:
se Lei celebrasse una Messa nella Cappella dell´Ospedale, alla
presenza di tutti i Parroci di Trebisacce, e magari anche quelli di
tutti i paesi interessati, parlando ai fedeli di questa urgente
questione, credo fortemente che sarebbe un´opera di bene, grande ed
importante.
Quanto le sofferenze andremmo a lenire, nelle nostre già disagiate
contrade, se il nostro intento di mantenere l´Ospedale, per Grazia di
Dio, si attuasse.
Mi scuso per la mia impudenza, e per la forma di questa mia, che non
avvezzo a contatti con persone della Sua levatura, Le risulterà
proterva e sgraziata;
La prego di non soffermarsi sulla forma, ma di badare al contenuto.
Vorrei poterle parlare del tutto di persona, e se Lei volesse venire
incontro a quanto da me proposto, o compiere qualsiasi altro gesto di
Sua iniziativa, io sono a Sua disposizione.
Una cosa le chiedo: preghi per noi.
devotamente
Walter, Yuumi e Sofia Astorino
lunedì 23 novembre 2009
Sventato appena ieri il tentativo del trasferimento dell’ambulanza di tipo “A”,medicalizzata, presso l’ospedale di Rossano e oggi capita l’utilizzazione utile a vantaggio di un paziente. E’ stato così possibile evitare un disagio e la riproposizione di parlare di disservizio o di malasanità. Proprio, domenica mattina, un ’95 enne di Villapiana a causa di una caduta dalle scale della propria abitazione viene trasportato dal “118” presso il pronto soccorso del “G. Chidichimo”.I sanitari intervengono con una sutura in regione occipitale e viene disposta una tac e gli accertamenti del caso,ma occorre anche una consulenza neuro chirurgica eseguibile presso il reparto dell’Annunziata di Cosenza. Il trasferimento avviene proprio grazie all’ambulanza di tipo “A” che volevano assegnare al presidio ospedaliero di Rossano.Se sabato scorso non ci fosse stata quell’agitazione e quella sinergia di mobilitazione tra medici,paramedici,istituzioni e associazioni,oggi sarebbe stato impossibile assicurare il trasferimento dell’anziano paziente. In concomitanza con la gestione di questa emergenza si verifica nel reparto di medicina che una paziente diabetica andasse incontro verosimilmente ad un’embolia celebrale che ha condotto l’equipe di reparto verso una rianimazione cardio circolatoria. A distanza di qualche ora però è sopraggiunta una crisi respiratoria severa che ha richiesto l’intervento del medico anestesista che ha dovuto intubare la paziente e disporne il trasferimento presso la rianimazione dell’ospedale di Castrovillari. E ancora si ribadisce che senza quell’ambulanza di tipo “A” non sarebbe stato possibile intervenire. Al pronto soccorso necessiterebbero poche cose per farlo funzionare efficientemente: una rianimazione con almeno due posti letto e una ristrutturazione della struttura in modo da prevedere un’adeguata sala chirurgica al fine di affrontare, in regime di efficienza, un primo intervento acuto di natura chirurgica e consentire il differimento temporale del paziente in altra struttura adeguata. Tutto ciò sempre all’interno di una fattiva sinergia tra il personale medico ed infermieristico di pronto soccorso e “118” per consentire al potenziale paziente di sentirsi sicuro e protetto all’interno della struttura. Diversamente il paziente e i familiari penserebbero subito ad altra struttura più degna di fiducia senza considerare eventuali contenziosi giudiziari che coinvolgerebbero l’intero personale sanitario.
Franco Lofrano
Franco Lofrano
domenica 22 novembre 2009
Scippata l’ambulanza
E ci risiamo. Ospedale “G. Chidichimo” di Trebisacce. E’ Sabato pomeriggio, il momento è ottimo per un blitz. Ecco arrivare gli uomini di Rossano,per portare via l’unica ambulanza del pronto soccorso. Il personale si oppone, ma l’ordine perentorio giunge anche tramite fax. A Rossano occorre un’ambulanza di classe “A”, ovvero medicalizzata per l’emergenze. L’indignazione è alle stelle, l’ennesimo scippo: intervengono le autorità, il sindaco, i carabinieri, il coordinamento di tutte le associazioni di Trebisacce. E giù di fax, telefonate, discussioni, consulenze legali. Dopo qualche ora, un fax annuncia il rientro della nostra ambulanza di classe “A”, perché Rossano ha trovato una classe “B” (solo per trasferimento). Ma non serviva urgentemente una di classe “A”? Era così urgente da lasciare a piedi il pronto soccorso di Trebisacce ed ora va bene anche una di classe “B”. Non ha senso. Dopo ore di trepidazione, alle 20,50 l’ambulanza è rientrata. La sinergia tra personale, istituzioni e coordinamento delle associazioni ha dato i suoi frutti. Trebisacce,unita,non cederà. Da oggi in poi un presidio permanente, delle associazioni,vigilerà sul nostro ospedale.
Le associazioni di Trebisacce
mercoledì 18 novembre 2009
Le Associazioni di Trebisacce
Al SIGNOR SINDACO
Tutti i 17 Comuni del Comprensorio
Loro Sedi
E p.c. AL Signor PRESIDENTE
Regione Calabria
(On. Agazio LOIERO)
88100 CATANZARO
E p.c. Al Signor PRESIDENTE
Provincia di Cosenza
(On. Mario OLIVERIO)
87100 COSENZA
E p.c. Al Signor PREFETTO
87100 COSENZA
E p.c. Al Direttore Generale dell’ASP
dott. Franco Petramala
via Alimena, nr.8
87100 - Cosenza
Oggetto: Trasmissione atti manifestazione dell’11/11/2009.
Egregio Signor Sindaco,
come è noto in data 11/11/2009 a Trebisacce si è svolta una grande manifestazione pacifica in difesa dell’Ospedale di Trebisacce, a cui hanno partecipato oltre 5.000 cittadini del comprensorio, molti Sindaci e rappresentanti le istituzioni. La manifestazione è stata organizzata dalle Associazioni firmatarie della presente con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni alla problematica che ci riguarda tutti da vicino; per l’occasione una commissione tecnica ha elaborato anche una analisi delle problematiche relative alla ormai prossima chiusura dell’Ospedale di Trebisacce, e come momento conclusivo è stato redatto un documento unanimemente sottoscritto da tutte le associazioni di Trebisacce aderenti all’iniziativa.
Tutte le Associazioni aderenti intendono perseguire con fermezza e determinazione , e con qualunque mezzo lecito, l’obiettivo di tutela del Diritto alla salute anche dei cittadini dell’Alto Jonio, nel rispetto dei livelli essenziali e uniformi di assistenza (LEA) definiti dalla normativa.
Prima che sia troppo tardi le associazioni esortano tutte le istituzioni sensibili e presenti sul territorio a prendere coscienza del pericolo che corre il nostro Ospedale nelle attuali condizioni, invitando le stesse a supportare in modo forte la proposta di base del documento e ad unirsi al movimento in corso per fare fronte comune e tutelare i diritti sacrosanti di tutti i cittadini dell’Alto Jonio.
Con la presente Le trasmettiamo copia del documento finale che contiene l’analisi delle criticità e le proposte-richieste da parte delle Associazioni per una possibile soluzione; si chiede cortesemente alla S/V di volerlo valutare e sostenere in ogni sede, anche mediante l’adozione di atti formali (delibera, ecc.) di condivisione, da parte V/S, di parte o dell’intero documento di proposta,
Distinti saluti
Allegati:
1. Copia documento delle associazioni
LE ASSOCIAZIONI ADERENTI E PROMOTRICI
1. ASS.OP.EC. - Trebisacce
2. ALBERO DELLA MEMORIA - Trebisacce
3. ITALIA NOSTRA - Trebisacce
4. TENNIS CLUB ALTO JONIO - Trebisacce
5. ASS. CULT. APS - Trebisacce
6. CROCE ROSSA ITALIANA - Trebisacce
7. F.I.D.A.P.A. - Trebisacce
8. ASS. UNI 3 - Trebisacce
9. ETA’ SERENA - Trebisacce
10. TRAPEZAKION - Trebisacce
11. MISERICORDIE - Trebisacce
12. PRO-LOCO - Trebisacce
13. A.C. ARSENAL - Trebisacce
14. SSP TREBISACCE-MOSTARICO
15. ASS. CULT. RIZOMA - Trebisacce
16. GIOCANDO SI CRESCE - Trebisacce
17. RANGERS REGIONE CALABRIA - Trebisacce
18. OFFICINE GRUNF - Trebisacce
19. U.S.A.L.T. TREBISACCE
20. AOPCA ARTE OLEARIA - Trebisacce
21. SALUS SUPREMA LEX
22. CITTADINANZA ATTIVA
23. TRIBUNALE DIRITTI DEL MALATO
F.to per LE ASSOCIAZIONI ADERENTI
Tutti i 17 Comuni del Comprensorio
Loro Sedi
E p.c. AL Signor PRESIDENTE
Regione Calabria
(On. Agazio LOIERO)
88100 CATANZARO
E p.c. Al Signor PRESIDENTE
Provincia di Cosenza
(On. Mario OLIVERIO)
87100 COSENZA
E p.c. Al Signor PREFETTO
87100 COSENZA
E p.c. Al Direttore Generale dell’ASP
dott. Franco Petramala
via Alimena, nr.8
87100 - Cosenza
Oggetto: Trasmissione atti manifestazione dell’11/11/2009.
Egregio Signor Sindaco,
come è noto in data 11/11/2009 a Trebisacce si è svolta una grande manifestazione pacifica in difesa dell’Ospedale di Trebisacce, a cui hanno partecipato oltre 5.000 cittadini del comprensorio, molti Sindaci e rappresentanti le istituzioni. La manifestazione è stata organizzata dalle Associazioni firmatarie della presente con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni alla problematica che ci riguarda tutti da vicino; per l’occasione una commissione tecnica ha elaborato anche una analisi delle problematiche relative alla ormai prossima chiusura dell’Ospedale di Trebisacce, e come momento conclusivo è stato redatto un documento unanimemente sottoscritto da tutte le associazioni di Trebisacce aderenti all’iniziativa.
Tutte le Associazioni aderenti intendono perseguire con fermezza e determinazione , e con qualunque mezzo lecito, l’obiettivo di tutela del Diritto alla salute anche dei cittadini dell’Alto Jonio, nel rispetto dei livelli essenziali e uniformi di assistenza (LEA) definiti dalla normativa.
Prima che sia troppo tardi le associazioni esortano tutte le istituzioni sensibili e presenti sul territorio a prendere coscienza del pericolo che corre il nostro Ospedale nelle attuali condizioni, invitando le stesse a supportare in modo forte la proposta di base del documento e ad unirsi al movimento in corso per fare fronte comune e tutelare i diritti sacrosanti di tutti i cittadini dell’Alto Jonio.
Con la presente Le trasmettiamo copia del documento finale che contiene l’analisi delle criticità e le proposte-richieste da parte delle Associazioni per una possibile soluzione; si chiede cortesemente alla S/V di volerlo valutare e sostenere in ogni sede, anche mediante l’adozione di atti formali (delibera, ecc.) di condivisione, da parte V/S, di parte o dell’intero documento di proposta,
Distinti saluti
Allegati:
1. Copia documento delle associazioni
LE ASSOCIAZIONI ADERENTI E PROMOTRICI
1. ASS.OP.EC. - Trebisacce
2. ALBERO DELLA MEMORIA - Trebisacce
3. ITALIA NOSTRA - Trebisacce
4. TENNIS CLUB ALTO JONIO - Trebisacce
5. ASS. CULT. APS - Trebisacce
6. CROCE ROSSA ITALIANA - Trebisacce
7. F.I.D.A.P.A. - Trebisacce
8. ASS. UNI 3 - Trebisacce
9. ETA’ SERENA - Trebisacce
10. TRAPEZAKION - Trebisacce
11. MISERICORDIE - Trebisacce
12. PRO-LOCO - Trebisacce
13. A.C. ARSENAL - Trebisacce
14. SSP TREBISACCE-MOSTARICO
15. ASS. CULT. RIZOMA - Trebisacce
16. GIOCANDO SI CRESCE - Trebisacce
17. RANGERS REGIONE CALABRIA - Trebisacce
18. OFFICINE GRUNF - Trebisacce
19. U.S.A.L.T. TREBISACCE
20. AOPCA ARTE OLEARIA - Trebisacce
21. SALUS SUPREMA LEX
22. CITTADINANZA ATTIVA
23. TRIBUNALE DIRITTI DEL MALATO
F.to per LE ASSOCIAZIONI ADERENTI
DOCUMENTO DELLE ASSOCIAZIONI
Le Associazioni di Volontariato di Trebisacce, riunitesi in data 10.11.2009 per la definizione dello
sciopero generale dell’11.11.2009 a sostegno del Presidio Ospedaliero - Alto Jonio, unanimemente
sottoscrivono il suddetto documento nei punti di seguito riportati.
1. Nell'ambito dell'ASP di Cosenza la “Fascia Jonica” che va dalla provincia di Crotone a quella di Matera, ha una sua peculiare identità geografica e distribuzione comunale che non può essere
"diluita" con Cosenza o con l'area del Pollino ne tanto meno con la “fascia tirrenica”.
Già altri importanti Enti identificano la loro operatività con questa zona tanto che è in atto da
parte di tutti i comuni la richiesta di istituire la nuova Provincia della Sibaritide! Nei 110 chilometri che vanno da Cariati a Rocca Imperiale ci sono 4 ospedali e la vera anomalia è quella di Rossano e Corigliano che hanno due ospedali a distanza di meno di 10 chilometri. E' pur vero che è stato previsto il nuovo ospedale a metà strada ma è ancora lontana la sua realizzazione con 350 posti letto. L'ospedale di Trebisacce dista dai 2 ospedali suddetti circa 40 chilometri e raccoglie l'utenza di 17 comuni, in prevalenza disagiati per viabilità in quanto montani (700-1000 m. s.l.m) che distano a loro volta da Trebisacce fino a 50 chilometri senza contare che l'ospedale di Trebisacce, da un punto di vista strategico, si trova ai confini con la Regione Basilicata dove opera un buon ospedale, a Policoro, di facile accesso per viabilità e vicinanza.
2. La Giunte Regionale della Calabria, in data 10.09.09, ha approvato il Piano di rientro (Piano di
razionalizzazione e riqualificazione del servizio sanitario regionale) successivamente presentato al governo nazionale. Con tale Piano ha indicato le linee essenziali della programmazione sanitaria per i prossimi anni. In tale documento parte importante ha il riordino della rete ospedaliera per la quale peraltro si annuncia la riconversione di circa venti ospedali per acuti, la cui individuazione avverrà entro 90 giorni (10 dicembre). Nel Piano di rientro si indicano fra l'altro i parametri di riferimento dei posti letto ospedalieri per acuti per la riabilitazione e la lungodegenza, fissando al 3 per mille quelli per acuti e 0,8 per mille quelli per la riabilitazione e la lungodegenza. Anche sulla base di tali parametri non può essere fatta una programmazione che sia avulsa dalla esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza e conseguentemente una adeguata offerta di servizi ai cittadini. Tutta la “Fascia ionica” (Cariati- Rocca Imperiale) conta normalmente circa 180.000 abitanti che nel periodo estivo raddoppiano (350.000) per la presenza di villaggi turistici e rientri di emigranti. Se tale popolazione viene rapportata alla più stretta necessità di posto letto che attualmente è del 3,8 per mille abitanti ne scaturisce l'esigenza di avere almeno 700 posti letto. Il nuovo ospedale da costruire è stato programmato per 350 posti letto che di gran lunga non soddisfano le esigenze di ricovero per la popolazione dell'intera zona dell'ex ASL di Rossano. Infatti il P.S.R. approvato dalla Giunta Regionale, ma non dal Consiglio, operava la scelta di conservare e potenziare l'ospedale di Trebisacce come ospedale per acuti con 72 p.l. sia per soddisfare la domanda degli abitanti dell'Alto Jonio sia per evitare le "fughe" verso la Basilicata (Policoro). Del resto occorre considerare che l'area dell'Alto Ionio ha perduto 100 p.l. dal privato (Clinica di Sibari). La “Fascia ionica” e l'Alto Ionio non possono essere penalizzati dalle Case di Cura private esistenti in altre zone dell'ASP di Cosenza (“…in Calabria ci sono 37 presidi pubblici e 36 privati e questi ultimi in alcune realtà superano i presidi pubblici come appunto a Cosenza fino ad arrivare al paradosso di Crotone dove ci sono 6 Case di Cura private ed un solo presidio pubblico”) ne tanto meno da gestioni allegre.
In tale contesto può essere utile evidenziare i livelli di offerta ospedaliera nel territorio della
ex ASL di Rossano.
ABITANTI NELLA EX ASL DI ROSSANO AL 2006: 176.097
POSTI LETTO UFFICIALMENTE ESISTENTI PL ATTUALMENTE ATTIVI
PO di Corigliano 154 112
PO di Possano 153 102
PO di Cariati 76 54
PO di Trebisacce 77 28
Totale 460 296
Occorre considerare che l’ex ospedale di Cassano è stato già riconvertito in Hospice con 10 p.l., e che non esistono più i 100 posti letto della Casa di Cura di Sibari poiché chiusa ed inoltre l’assenza di altre cliniche private sul territorio.
Il nuovo PSR approvato dalla giunta negli ultimi mesi del 2007 (ma non dal consiglio) prevede:
Nuovo ospedale della sibaritide 330 p.l.
Cariati 110 p.l. di cui 30 per acuti
Trebisacce 72 p.l.
Totale 512 p.l.
Nel Piano veniva indicata la permanenza e la riqualificazione dell'ospedale di Trebisacce anche come ospedale di "confine" finalizzato a soddisfare l'utenza di una popolazione distante ed in territorio montano:
-ad integrare i posti letto per acuti del nuovo ospedale,
-ad evitare le "fughe" verso la Basilicata.
Considerando che i parametri di riferimento del Piano di rientro sono del 3 per mille abitanti per gli acuti e dello 0,8 per mille per la riabilitazione e la lungodegenza l'offerta di posti letto per l'area di 176.097 abitanti dovrebbe essere:
586 p.l. per acuti
141 p.l. per riabilitazione e lungodegenza
727 p.l. totali
Tale cifra va abbattuta di una certa quota da assegnare alle aziende ospedaliere di riferimento che
in ogni caso non potrà essere esorbitante se si vogliono rispettare i livelli essenziali di assistenza.
3. L'ospedale di Trebisacce, come detto, è di riferimento per 17 comuni con una popolazione di circa 60.000 abitanti e in Italia sono note altre realtà geografiche simili con una popolazione
anche inferiore che possiedono ospedali ben funzionanti pur essendo a distanza di 30-50 chilometri da altri ospedali più grandi e di riferimento. Quello che risulta molto importante è il
sistema di rete e l'ospedale di Trebisacce è favorevole a questa impostazione nel rispetto dei
LEA.
4. Per l’ospedale di Trebisacce la situazione attuale è molto rischiosa da un punto di vista assistenziale non solo per i residenti ma anche per i ricoverati. Se poi si aggiunge il mancato
rinnovo di alcune attrezzature o la sfiducia delle popolazioni e degli operatori si capisce che
questa situazione di stallo non può durare oltre.
5. Infine occorre tener ben presente che il nuovo ospedale della Sibaritide, di là da venire non sarà
certo in grado di soddisfare la domanda di ricovero per acuti della zona con i suoi 350 p.l..
Nella fase attuale a maggior ragione non si può procedere a politiche di strisciante dismissione
di reparti e di attività come purtroppo sta accadendo. Questo produce immediata negazione
dell'assistenza ai cittadini.
CONCLUSIONI
A fronte di quanto detto, ciò che risulta indispensabile al momento è:
(a) La Regione nella programmazione della rete ospedaliera, attraverso la esplicitazione al Piano
di Rientro, deve prevedere la permanenza e il rilancio dell'ospedale di Trebisacce, così come
indicato dal P.S.R. approvato dalla Giunta.
(b) L'ASP di Cosenza deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie
secondo quanto indicato dai NAS nel luglio scorso e come il DG si era inizialmente impegnato a
fare con i sindaci.
(c) impensabile ritenere che, a regime, il fabbisogno di posti letto per acuti per una popolazione
di 176.097 abitanti possa essere soddisfatto con i p.l. del nuovo ospedale della Sibaritide per il
quale sono previsti 350 p.l.
(d) Nella fase attuale e fino alla costruzione del nuovo ospedale occorre garantire un’offerta di
posti letto adeguati (non inferiori comunque ai parametri del PSR). Da ciò si deduce l’indispensabilità della piena operatività dell’ospedale di Trebisacce sia nella fase attuale che a
regime. Ripristinare i reparti preesistenti e la piena operatività di tutti i posti letto ed i servizi,
accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento.
(e) programmare il rilancio e la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni (Medicina con sezione Oncologica, Nefrologia e Dialisi, Cardiologia-Pneumologia, Chirurgia Generale e/o specialistica, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia e/o Traumatologia di nuova istituzione, Rianimazione, nonché tutti i servizi di riferimento) anche attraverso la rapida copertura dei Direttori e dirigenti di Struttura, in modo di essere un polo di attrazione.
(f) Infine la situazione attuale che vede un numero di posti letto effettivamente attivi pari a 296
per l’intera area della fascia ionica e 28 per Trebisacce si configura come una vera e propria
grave deficienza di offerta che non garantisce i livelli essenziali di assistenza.
PROPOSTE - RICHIESTE
Premesso che il D.l.vo n. 229/99 recita all’art. 1, comma 2: “Il Servizio sanitario nazionale assicura, attraverso risorse pubbliche e in coerenza con i principi e gli obiettivi indicati dagli articoli 1 e 2 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, i livelli essenziali e uniformi di assistenza (LEA) definiti dal Piano sanitario nazionale nel rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell’economicità nell’impiego delle risorse” e che comunque i LEA debbono essere uniformemente garantiti su tutto il territorio nazionale e all’intera collettività, tenendo conto delle differenze nella distribuzione delle necessità assistenziali e dei rischi per la salute.
Alla luce delle considerazioni esposte, le associazioni, in coordinamento tra di loro in difesa dell’Ospedale di Trebisacce formulano la seguente proposta e considerazioni:
Proposta:
Proposta base:
1. Pieno rispetto del documento sottoscritto dalla conferenza dei Sindaci nel 2006 con l’allora Direttore Generale, rappresentante legale pro tempore della Azienda sanitaria.
2. Dotazione del Presidio di Trebisacce di almeno 100 posti letto con previsione già nel piano di rientro in corso di elaborazione alla Regione Calabria.
3. Attuazione immediata delle prescrizioni di luglio 2009 dei NAS per mettere a norma le due sale operatorie.
4. Riapertura immediata del Blocco operatorio, dei reparti di Ostetricia e Ginecologia e della Chirurgia generale e revoca della delibera di luglio 2009.
5. Potenziamento del Reparto di Medicina.
6. Potenziamento del Reparto di Cardiologia/UTIC;
7. Potenziamento e riorganizzazione di tutto il sistema di emergenza territoriale.
8. Dotazione del personale e delle attrezzature necessarie nonché di nuove tecnologie adeguate alla corretta gestione dei casi clinici per far si che l’ospedale di Trebisacce possa erogare prestazioni di qualità.
Indirizzi di specializzazione:
da valutare anche dopo l’accettazione della proposta base, di concerto con le istituzioni Aziendali e regionali in funzione del fabbisogno e della mobilità sanitaria dalle stesse individuato, tra cui:
9. Eventuale modulo di chirurgia vascolare perché non presente sul territorio;
10. Eventuale modulazione di una chirurgia generale e/o di urgenza e/o laparoscopica a supporto del vasto territorio di riferimento.
11. Eventuale attivazione di un Day Surgery oculistico annesso al reparto Chirurgico.
12. Eventuale attivazione di un reparto di Traumatologia per come previsto nel vecchio piano sanitario, e per l’alto tasso di incidenti stradali dell’area.
13. Eventuali altre specialità da considerare quali Pneumologia, Oncologia, Gastroenterologia, Dermatologia.
14. Attivazione di eventuali posti di Riabilitazione e/o lungodegenza.
Considerazioni:
1. Le Associazioni si chiedono come mai è stato disatteso il documento sottoscritto dalla conferenza dei sindaci nel 2006?
La conferenza dei Sindaci convocata per l’occasione, nel 2006, riuscì a sottoscrivere un documento con l’allora Direttore Generale: in questo documento si accettava la nuova sede a condizione che l’Ospedale si chiamasse “NUOVO” e non Unico, che tale presidio fosse previsto in sostituzione dei soli Presidi di Rossano e Corigliano, che fosse dotato di 300 posti letto e non 500 come previsto, ed a condizione che i rimanenti 200 posti letto fossero Distribuiti tra i Presidi di Cariati e Trebisacce, che sarebbero rimasti Ospedali per acuti e sarebbero stati potenziati.
2 Una mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni verso la richiesta di tutela del diritto alla salute e del rispetto dei LEA comporterà iniziative da parte della società civile finalizzate al trasferimento del territorio dell’Alto Jonio, da Cassano fino a Rocca Imperiale, alla regione Basilicata, (art. 132 Cost. comma 2 e L. 352/70) che risulta molto più agevole raggiungere sia per le distanze, che per la comodità delle vie di comunicazione al momento esistenti tenendo conto che anche l’ospedale di Policoro dista solo 30 KM da Trebisacce, meno cioè che da Rossano.
Prima che sia troppo tardi, poiché la Regione con il Piano di rientro sta già lavorando sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, le Associazioni chiedono a tutte le istituzioni di fare fronte comune con il movimento in corso perché soltanto uniti si riuscirà a far valere il diritto alla salute ed ai livelli minimi di assistenza di tutti i cittadini dell’ Alto Jonio.
F.to LE ASSOCIAZIONI ADERENTI
sciopero generale dell’11.11.2009 a sostegno del Presidio Ospedaliero - Alto Jonio, unanimemente
sottoscrivono il suddetto documento nei punti di seguito riportati.
1. Nell'ambito dell'ASP di Cosenza la “Fascia Jonica” che va dalla provincia di Crotone a quella di Matera, ha una sua peculiare identità geografica e distribuzione comunale che non può essere
"diluita" con Cosenza o con l'area del Pollino ne tanto meno con la “fascia tirrenica”.
Già altri importanti Enti identificano la loro operatività con questa zona tanto che è in atto da
parte di tutti i comuni la richiesta di istituire la nuova Provincia della Sibaritide! Nei 110 chilometri che vanno da Cariati a Rocca Imperiale ci sono 4 ospedali e la vera anomalia è quella di Rossano e Corigliano che hanno due ospedali a distanza di meno di 10 chilometri. E' pur vero che è stato previsto il nuovo ospedale a metà strada ma è ancora lontana la sua realizzazione con 350 posti letto. L'ospedale di Trebisacce dista dai 2 ospedali suddetti circa 40 chilometri e raccoglie l'utenza di 17 comuni, in prevalenza disagiati per viabilità in quanto montani (700-1000 m. s.l.m) che distano a loro volta da Trebisacce fino a 50 chilometri senza contare che l'ospedale di Trebisacce, da un punto di vista strategico, si trova ai confini con la Regione Basilicata dove opera un buon ospedale, a Policoro, di facile accesso per viabilità e vicinanza.
2. La Giunte Regionale della Calabria, in data 10.09.09, ha approvato il Piano di rientro (Piano di
razionalizzazione e riqualificazione del servizio sanitario regionale) successivamente presentato al governo nazionale. Con tale Piano ha indicato le linee essenziali della programmazione sanitaria per i prossimi anni. In tale documento parte importante ha il riordino della rete ospedaliera per la quale peraltro si annuncia la riconversione di circa venti ospedali per acuti, la cui individuazione avverrà entro 90 giorni (10 dicembre). Nel Piano di rientro si indicano fra l'altro i parametri di riferimento dei posti letto ospedalieri per acuti per la riabilitazione e la lungodegenza, fissando al 3 per mille quelli per acuti e 0,8 per mille quelli per la riabilitazione e la lungodegenza. Anche sulla base di tali parametri non può essere fatta una programmazione che sia avulsa dalla esigenza di garantire i livelli essenziali di assistenza e conseguentemente una adeguata offerta di servizi ai cittadini. Tutta la “Fascia ionica” (Cariati- Rocca Imperiale) conta normalmente circa 180.000 abitanti che nel periodo estivo raddoppiano (350.000) per la presenza di villaggi turistici e rientri di emigranti. Se tale popolazione viene rapportata alla più stretta necessità di posto letto che attualmente è del 3,8 per mille abitanti ne scaturisce l'esigenza di avere almeno 700 posti letto. Il nuovo ospedale da costruire è stato programmato per 350 posti letto che di gran lunga non soddisfano le esigenze di ricovero per la popolazione dell'intera zona dell'ex ASL di Rossano. Infatti il P.S.R. approvato dalla Giunta Regionale, ma non dal Consiglio, operava la scelta di conservare e potenziare l'ospedale di Trebisacce come ospedale per acuti con 72 p.l. sia per soddisfare la domanda degli abitanti dell'Alto Jonio sia per evitare le "fughe" verso la Basilicata (Policoro). Del resto occorre considerare che l'area dell'Alto Ionio ha perduto 100 p.l. dal privato (Clinica di Sibari). La “Fascia ionica” e l'Alto Ionio non possono essere penalizzati dalle Case di Cura private esistenti in altre zone dell'ASP di Cosenza (“…in Calabria ci sono 37 presidi pubblici e 36 privati e questi ultimi in alcune realtà superano i presidi pubblici come appunto a Cosenza fino ad arrivare al paradosso di Crotone dove ci sono 6 Case di Cura private ed un solo presidio pubblico”) ne tanto meno da gestioni allegre.
In tale contesto può essere utile evidenziare i livelli di offerta ospedaliera nel territorio della
ex ASL di Rossano.
ABITANTI NELLA EX ASL DI ROSSANO AL 2006: 176.097
POSTI LETTO UFFICIALMENTE ESISTENTI PL ATTUALMENTE ATTIVI
PO di Corigliano 154 112
PO di Possano 153 102
PO di Cariati 76 54
PO di Trebisacce 77 28
Totale 460 296
Occorre considerare che l’ex ospedale di Cassano è stato già riconvertito in Hospice con 10 p.l., e che non esistono più i 100 posti letto della Casa di Cura di Sibari poiché chiusa ed inoltre l’assenza di altre cliniche private sul territorio.
Il nuovo PSR approvato dalla giunta negli ultimi mesi del 2007 (ma non dal consiglio) prevede:
Nuovo ospedale della sibaritide 330 p.l.
Cariati 110 p.l. di cui 30 per acuti
Trebisacce 72 p.l.
Totale 512 p.l.
Nel Piano veniva indicata la permanenza e la riqualificazione dell'ospedale di Trebisacce anche come ospedale di "confine" finalizzato a soddisfare l'utenza di una popolazione distante ed in territorio montano:
-ad integrare i posti letto per acuti del nuovo ospedale,
-ad evitare le "fughe" verso la Basilicata.
Considerando che i parametri di riferimento del Piano di rientro sono del 3 per mille abitanti per gli acuti e dello 0,8 per mille per la riabilitazione e la lungodegenza l'offerta di posti letto per l'area di 176.097 abitanti dovrebbe essere:
586 p.l. per acuti
141 p.l. per riabilitazione e lungodegenza
727 p.l. totali
Tale cifra va abbattuta di una certa quota da assegnare alle aziende ospedaliere di riferimento che
in ogni caso non potrà essere esorbitante se si vogliono rispettare i livelli essenziali di assistenza.
3. L'ospedale di Trebisacce, come detto, è di riferimento per 17 comuni con una popolazione di circa 60.000 abitanti e in Italia sono note altre realtà geografiche simili con una popolazione
anche inferiore che possiedono ospedali ben funzionanti pur essendo a distanza di 30-50 chilometri da altri ospedali più grandi e di riferimento. Quello che risulta molto importante è il
sistema di rete e l'ospedale di Trebisacce è favorevole a questa impostazione nel rispetto dei
LEA.
4. Per l’ospedale di Trebisacce la situazione attuale è molto rischiosa da un punto di vista assistenziale non solo per i residenti ma anche per i ricoverati. Se poi si aggiunge il mancato
rinnovo di alcune attrezzature o la sfiducia delle popolazioni e degli operatori si capisce che
questa situazione di stallo non può durare oltre.
5. Infine occorre tener ben presente che il nuovo ospedale della Sibaritide, di là da venire non sarà
certo in grado di soddisfare la domanda di ricovero per acuti della zona con i suoi 350 p.l..
Nella fase attuale a maggior ragione non si può procedere a politiche di strisciante dismissione
di reparti e di attività come purtroppo sta accadendo. Questo produce immediata negazione
dell'assistenza ai cittadini.
CONCLUSIONI
A fronte di quanto detto, ciò che risulta indispensabile al momento è:
(a) La Regione nella programmazione della rete ospedaliera, attraverso la esplicitazione al Piano
di Rientro, deve prevedere la permanenza e il rilancio dell'ospedale di Trebisacce, così come
indicato dal P.S.R. approvato dalla Giunta.
(b) L'ASP di Cosenza deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie
secondo quanto indicato dai NAS nel luglio scorso e come il DG si era inizialmente impegnato a
fare con i sindaci.
(c) impensabile ritenere che, a regime, il fabbisogno di posti letto per acuti per una popolazione
di 176.097 abitanti possa essere soddisfatto con i p.l. del nuovo ospedale della Sibaritide per il
quale sono previsti 350 p.l.
(d) Nella fase attuale e fino alla costruzione del nuovo ospedale occorre garantire un’offerta di
posti letto adeguati (non inferiori comunque ai parametri del PSR). Da ciò si deduce l’indispensabilità della piena operatività dell’ospedale di Trebisacce sia nella fase attuale che a
regime. Ripristinare i reparti preesistenti e la piena operatività di tutti i posti letto ed i servizi,
accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento.
(e) programmare il rilancio e la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni (Medicina con sezione Oncologica, Nefrologia e Dialisi, Cardiologia-Pneumologia, Chirurgia Generale e/o specialistica, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia e/o Traumatologia di nuova istituzione, Rianimazione, nonché tutti i servizi di riferimento) anche attraverso la rapida copertura dei Direttori e dirigenti di Struttura, in modo di essere un polo di attrazione.
(f) Infine la situazione attuale che vede un numero di posti letto effettivamente attivi pari a 296
per l’intera area della fascia ionica e 28 per Trebisacce si configura come una vera e propria
grave deficienza di offerta che non garantisce i livelli essenziali di assistenza.
PROPOSTE - RICHIESTE
Premesso che il D.l.vo n. 229/99 recita all’art. 1, comma 2: “Il Servizio sanitario nazionale assicura, attraverso risorse pubbliche e in coerenza con i principi e gli obiettivi indicati dagli articoli 1 e 2 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, i livelli essenziali e uniformi di assistenza (LEA) definiti dal Piano sanitario nazionale nel rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell’equità nell’accesso all’assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell’economicità nell’impiego delle risorse” e che comunque i LEA debbono essere uniformemente garantiti su tutto il territorio nazionale e all’intera collettività, tenendo conto delle differenze nella distribuzione delle necessità assistenziali e dei rischi per la salute.
Alla luce delle considerazioni esposte, le associazioni, in coordinamento tra di loro in difesa dell’Ospedale di Trebisacce formulano la seguente proposta e considerazioni:
Proposta:
Proposta base:
1. Pieno rispetto del documento sottoscritto dalla conferenza dei Sindaci nel 2006 con l’allora Direttore Generale, rappresentante legale pro tempore della Azienda sanitaria.
2. Dotazione del Presidio di Trebisacce di almeno 100 posti letto con previsione già nel piano di rientro in corso di elaborazione alla Regione Calabria.
3. Attuazione immediata delle prescrizioni di luglio 2009 dei NAS per mettere a norma le due sale operatorie.
4. Riapertura immediata del Blocco operatorio, dei reparti di Ostetricia e Ginecologia e della Chirurgia generale e revoca della delibera di luglio 2009.
5. Potenziamento del Reparto di Medicina.
6. Potenziamento del Reparto di Cardiologia/UTIC;
7. Potenziamento e riorganizzazione di tutto il sistema di emergenza territoriale.
8. Dotazione del personale e delle attrezzature necessarie nonché di nuove tecnologie adeguate alla corretta gestione dei casi clinici per far si che l’ospedale di Trebisacce possa erogare prestazioni di qualità.
Indirizzi di specializzazione:
da valutare anche dopo l’accettazione della proposta base, di concerto con le istituzioni Aziendali e regionali in funzione del fabbisogno e della mobilità sanitaria dalle stesse individuato, tra cui:
9. Eventuale modulo di chirurgia vascolare perché non presente sul territorio;
10. Eventuale modulazione di una chirurgia generale e/o di urgenza e/o laparoscopica a supporto del vasto territorio di riferimento.
11. Eventuale attivazione di un Day Surgery oculistico annesso al reparto Chirurgico.
12. Eventuale attivazione di un reparto di Traumatologia per come previsto nel vecchio piano sanitario, e per l’alto tasso di incidenti stradali dell’area.
13. Eventuali altre specialità da considerare quali Pneumologia, Oncologia, Gastroenterologia, Dermatologia.
14. Attivazione di eventuali posti di Riabilitazione e/o lungodegenza.
Considerazioni:
1. Le Associazioni si chiedono come mai è stato disatteso il documento sottoscritto dalla conferenza dei sindaci nel 2006?
La conferenza dei Sindaci convocata per l’occasione, nel 2006, riuscì a sottoscrivere un documento con l’allora Direttore Generale: in questo documento si accettava la nuova sede a condizione che l’Ospedale si chiamasse “NUOVO” e non Unico, che tale presidio fosse previsto in sostituzione dei soli Presidi di Rossano e Corigliano, che fosse dotato di 300 posti letto e non 500 come previsto, ed a condizione che i rimanenti 200 posti letto fossero Distribuiti tra i Presidi di Cariati e Trebisacce, che sarebbero rimasti Ospedali per acuti e sarebbero stati potenziati.
2 Una mancanza di sensibilità da parte delle istituzioni verso la richiesta di tutela del diritto alla salute e del rispetto dei LEA comporterà iniziative da parte della società civile finalizzate al trasferimento del territorio dell’Alto Jonio, da Cassano fino a Rocca Imperiale, alla regione Basilicata, (art. 132 Cost. comma 2 e L. 352/70) che risulta molto più agevole raggiungere sia per le distanze, che per la comodità delle vie di comunicazione al momento esistenti tenendo conto che anche l’ospedale di Policoro dista solo 30 KM da Trebisacce, meno cioè che da Rossano.
Prima che sia troppo tardi, poiché la Regione con il Piano di rientro sta già lavorando sulla riorganizzazione della rete ospedaliera, le Associazioni chiedono a tutte le istituzioni di fare fronte comune con il movimento in corso perché soltanto uniti si riuscirà a far valere il diritto alla salute ed ai livelli minimi di assistenza di tutti i cittadini dell’ Alto Jonio.
F.to LE ASSOCIAZIONI ADERENTI
martedì 17 novembre 2009
Eccoci
Una marea di popolo ha invaso Trebisacce in difesa dell'Ospedale "Guido Chidichimo".
La data dell'11 novembre 2009, rimarrà memorabile nella storia del nostro territorio.
Una voglia di lottare che deve far riflettere!!!
Grande coesione degli organizzatori che più di altri hanno dato voce e forma al bisogno della cittadinanza.
lunedì 16 novembre 2009
Politica sanitaria e Società
L’attuale politica sanitaria tende a privilegiare gli aspetti economici attraverso la razionalizzazione della spesa. Gli interventi di razionalizzazione sono rivolti essenzialmente alla riorganizzazione della rete degli Ospedali, la riduzione dei posti letto, la riduzione dei Centri di costo, la centralizzazione delle gare di acquisto etc. Tutti questi interventi non sempre sono guidati da tecnici che fondano le loro decisioni su dai epidemiologici,conoscenza delle innovazioni in campo medico,necessità di reperire le competenze essenziali al buon funzionamento delle strutture e dei Reparti,l’esigenza di integrazione tra Ospedali e tra Ospedali e Territorio per realizzare un Sistema efficiente ed efficace. Spesso in molti interventi non è chiaramente visibile la centralità del paziente ,dei suoi problemi sia medici che sociali ( recupero dell’autosufficienza e della capacità lavorativa ,indipendenza economica ).
Sebbene sia logico definire l’organizzazione ospedaliera per livelli di complessità con Ospedali che hanno reparti di base e Ospedali di II° e III° livello con funzioni complesse ( Cardiochirurgia; Neurochirurgia,Centri trapianto etc ) l’integrazione per Aree territoriali , proprio perché non guidata da criteri oggettivi ricavati da considerazioni prettamente mediche ( ma clientelari ,ovvero di bacino elettorale ), è spesso carente, talvolta assente, e genera disfunzione potenzialmente pericolose.
In fase di pianificazione elementi quali la popolazione residente in un territorio, le vie di comunicazione, il tessuto industriale esistente sono altrettanto importanti e dovrebbero essere inclusi nel disegno della “rete ospedaliera” al fine di garantirne ‘efficienza. Anche le condizioni socio-economiche di una determinata area dovrebbero essere tenute presenti. E’ noto che bassi livelli socioeconomici sono responsabili di cattive condizioni sanitarie all’interno di una popolazione . Qui la necessità di una razionale organizzazione sul territorio diviene ancora più importante al fine di garantire una continuità assistenziale mancando la quale verrebbero vanificati tutti gli interventi,anche i più costosi ,effettuati in Ospedali qualificati . Ciò naturalmente realizzerebbe un inaccettabile spreco di risorse.
Se alle considerazioni sociali aggiungiamo quelle derivanti dal contesto familiare ,cioè l’impatto sulla famiglia generato dalla comparsa di patologie acute e (soprattutto) croniche o che seriamente pregiudicano l’autosufficienza, si capisce che le variabili in gioco nell’organizzazione sanitaria moltiplicano le difficoltà e non lasciano ( o non dovrebbero lasciare ) spazi ad interventi estemporanei generati da interventi di parte e che un controllo sociale sulle scelte dell’organizzazione sanitaria è quanto meno auspicabile. D’altro canto i sempre più frequenti interventi di organismi come il “Tribunale del malato “ e di “ Cittadinanza attiva “ non sono e non vogliono essere solo l’occasionale risposta alla mancata soluzione di problemi assistenziali ( eventualmente legati ad una mancata integrazione intra o interospedaliera ) o di disfunzioni ( anche gravi ) all’interno di Reparti clinici , ma rappresentano di fatto una realtà a cui fare riferimento per orientare in senso positivo gli aggiustamenti e gli interventi sulla “ macchina Sanità “ .
Sebbene sia logico definire l’organizzazione ospedaliera per livelli di complessità con Ospedali che hanno reparti di base e Ospedali di II° e III° livello con funzioni complesse ( Cardiochirurgia; Neurochirurgia,Centri trapianto etc ) l’integrazione per Aree territoriali , proprio perché non guidata da criteri oggettivi ricavati da considerazioni prettamente mediche ( ma clientelari ,ovvero di bacino elettorale ), è spesso carente, talvolta assente, e genera disfunzione potenzialmente pericolose.
In fase di pianificazione elementi quali la popolazione residente in un territorio, le vie di comunicazione, il tessuto industriale esistente sono altrettanto importanti e dovrebbero essere inclusi nel disegno della “rete ospedaliera” al fine di garantirne ‘efficienza. Anche le condizioni socio-economiche di una determinata area dovrebbero essere tenute presenti. E’ noto che bassi livelli socioeconomici sono responsabili di cattive condizioni sanitarie all’interno di una popolazione . Qui la necessità di una razionale organizzazione sul territorio diviene ancora più importante al fine di garantire una continuità assistenziale mancando la quale verrebbero vanificati tutti gli interventi,anche i più costosi ,effettuati in Ospedali qualificati . Ciò naturalmente realizzerebbe un inaccettabile spreco di risorse.
Se alle considerazioni sociali aggiungiamo quelle derivanti dal contesto familiare ,cioè l’impatto sulla famiglia generato dalla comparsa di patologie acute e (soprattutto) croniche o che seriamente pregiudicano l’autosufficienza, si capisce che le variabili in gioco nell’organizzazione sanitaria moltiplicano le difficoltà e non lasciano ( o non dovrebbero lasciare ) spazi ad interventi estemporanei generati da interventi di parte e che un controllo sociale sulle scelte dell’organizzazione sanitaria è quanto meno auspicabile. D’altro canto i sempre più frequenti interventi di organismi come il “Tribunale del malato “ e di “ Cittadinanza attiva “ non sono e non vogliono essere solo l’occasionale risposta alla mancata soluzione di problemi assistenziali ( eventualmente legati ad una mancata integrazione intra o interospedaliera ) o di disfunzioni ( anche gravi ) all’interno di Reparti clinici , ma rappresentano di fatto una realtà a cui fare riferimento per orientare in senso positivo gli aggiustamenti e gli interventi sulla “ macchina Sanità “ .
giovedì 12 novembre 2009
Cambio Regione
SIAMO CALABRIA O BASILICATA? Considerazionii sull’identità etnica, storica e culturale dell’Alto Jonio.
Sibari, la mitica Sibari. La metropoli classica del lusso e dell’arte, distrutta dalla furia dei Crotonesi.Ed ecco che ci risiamo. Il Brutio ci assedia ancora una volta.
Come fossimo una colonia, la Regione ci nega il diritto alla Salute, e quindi alla Vita.
- Ospedale di Trebisacce, una “guerra” tra Calabresi -…, ma sarà vero?
Sfatiamo subito un’inesattezza storica e culturale, l’Alto Jonio non è
propriamente Calabria, almeno dal punto di vista storico ed etnico.
Noi siamo Enotri, discendenti di Broglio, parenti stretti dei vicini Lucani, con i quali abbiamo condiviso per tremila anni, territorio, mentalità ed usi. I Bruzi sono un’altra stirpe, stanziati a sud del fiume Crati, indomite tribù guerriere, piuttosto diverse da noi. E la Calabria allora? In realtà era l’antico nome dell’attuale Salento, sin da quando i primi Greci vi si erano stabiliti.
E’ solo dalla fine del sec. VII d.C., che i Bizantini, in guerra con i Longobardi, avendo perso il dominio della penisola Salentina, trasferirono il nome "Ducato di Calabria", al territorio in cui si erano ritirati, che va da Reggio Calabria a Rossano, di cui capitale fu, prima, Reggio Calabria e poi Rossano stessa.
In seguito, VIII secolo, buona parte dell’Alto Jonio, fu annessa al Principato di Salerno, corrispondente, all’incirca, all’attuale Basilicata.
Attorno all’anno mille, il Principato di Salerno occupava tutta
l’attuale Basilicata e la nostra costa Jonica.
Ahi, la nostra splendida costa, ovvero Sibaris, Siris, Heracles, Metapontum:
l’antica Magna Grecia. Quanta gloria, confrontata all’attuale Magna Magna….
Ma torniamo all’hic et nunc.
Viaggiando in automobile, sulla 106 jonica, quando da Rocca Imperiale entriamo nel territorio di Nova Siri, Basilicata, notiamo immediatamente che qualcosa è cambiato:
l’asfalto. Sembra di avere sostituito pneumatici ed ammortizzatori. In breve tempo, la Regione Basilicata, ha approntato gli ammodernamenti della 106, che ne hanno cambiato il volto: ora è paragonabile ad una autostrada.
E da noi? Ahi di nuovo, il confronto fa male, ferisce.
Di fronte alle gallerie di Montegiordano, inutilizzati monumenti
al dio spreco, la mente, contrita, si rassegna, ed in un sano istinto di sopravvivenza, si spegne, e smette di pensare, e di vedere. Vogliamo fare altri mille esempi? No, non c’è bisogno di piangersi ancora addosso. Sarebbe il solito ed inutile sfogo.
Sappiamo.
La Sanità Calabra, poi, è la punta dell’iceberg:
in Calabria si sperpera, e nell’Alto Jonio si taglia.
In Calabria Ospedali e Cliniche Private a pochi kilometri l’una dall’altra, e nell’Alto Jonio si taglia.
Ed allora? potremmo darlo noi un taglio, un taglio netto.
La Legge lo consente,
la Costituzione della Repubblica Italiana lo prevede.
Cosa dice in merito la Costituzione?
Art. 132, comma 2: “si può con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con la legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”.
E’ evidente: si tratterebbe, in fondo di ripristinare i confini
geografici “naturali”, restituendoci un’identità socio-culturale,
e dando alla Basilicata il giusto accesso a quaranta kilometri circa di mare in più, rispetto alla situazione odierna.
Del resto, la situazione attuale è assolutamente anomala.
La Provincia di Cosenza è una delle provincie più grandi d’Italia, con i suoi 6650 kmq si estensione, vasta, da sola, più dell’intera Regione Liguria, che a fronte di soli 5421 kmq, vanta ben 4 province! Come potrebbe allora Cosenza, anche volendo, gestire al meglio le nostre esigenze locali?
Sembrerebbe molto più logico, invece, aggregarci a realtà a noi vicinissime, come Nova Siri, Policoro, Scanzano ecc., che condividono con noi esigenze, problematiche ed obbiettivi comuni.
Un esempio recente? Eccolo.
Il 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio di un gruppo di sette Comuni, dalla provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, alla provincia di Rimini, in Emilia-Romagna, in base al già citato art. 132 comma 2 della Costituzione.
Ecco come è andata:
Nel dicembre 2006, i Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello hanno votato, con un referendum, il passaggio dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna,
vedi Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Successivamente, il Consiglio dei Ministri, il 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ha iniziato il suo iter parlamentare.
Infine, 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini.
E noi?
Sibari, la mitica Sibari. La metropoli classica del lusso e dell’arte, distrutta dalla furia dei Crotonesi.Ed ecco che ci risiamo. Il Brutio ci assedia ancora una volta.
Come fossimo una colonia, la Regione ci nega il diritto alla Salute, e quindi alla Vita.
- Ospedale di Trebisacce, una “guerra” tra Calabresi -…, ma sarà vero?
Sfatiamo subito un’inesattezza storica e culturale, l’Alto Jonio non è
propriamente Calabria, almeno dal punto di vista storico ed etnico.
Noi siamo Enotri, discendenti di Broglio, parenti stretti dei vicini Lucani, con i quali abbiamo condiviso per tremila anni, territorio, mentalità ed usi. I Bruzi sono un’altra stirpe, stanziati a sud del fiume Crati, indomite tribù guerriere, piuttosto diverse da noi. E la Calabria allora? In realtà era l’antico nome dell’attuale Salento, sin da quando i primi Greci vi si erano stabiliti.
E’ solo dalla fine del sec. VII d.C., che i Bizantini, in guerra con i Longobardi, avendo perso il dominio della penisola Salentina, trasferirono il nome "Ducato di Calabria", al territorio in cui si erano ritirati, che va da Reggio Calabria a Rossano, di cui capitale fu, prima, Reggio Calabria e poi Rossano stessa.
In seguito, VIII secolo, buona parte dell’Alto Jonio, fu annessa al Principato di Salerno, corrispondente, all’incirca, all’attuale Basilicata.
Attorno all’anno mille, il Principato di Salerno occupava tutta
l’attuale Basilicata e la nostra costa Jonica.
Ahi, la nostra splendida costa, ovvero Sibaris, Siris, Heracles, Metapontum:
l’antica Magna Grecia. Quanta gloria, confrontata all’attuale Magna Magna….
Ma torniamo all’hic et nunc.
Viaggiando in automobile, sulla 106 jonica, quando da Rocca Imperiale entriamo nel territorio di Nova Siri, Basilicata, notiamo immediatamente che qualcosa è cambiato:
l’asfalto. Sembra di avere sostituito pneumatici ed ammortizzatori. In breve tempo, la Regione Basilicata, ha approntato gli ammodernamenti della 106, che ne hanno cambiato il volto: ora è paragonabile ad una autostrada.
E da noi? Ahi di nuovo, il confronto fa male, ferisce.
Di fronte alle gallerie di Montegiordano, inutilizzati monumenti
al dio spreco, la mente, contrita, si rassegna, ed in un sano istinto di sopravvivenza, si spegne, e smette di pensare, e di vedere. Vogliamo fare altri mille esempi? No, non c’è bisogno di piangersi ancora addosso. Sarebbe il solito ed inutile sfogo.
Sappiamo.
La Sanità Calabra, poi, è la punta dell’iceberg:
in Calabria si sperpera, e nell’Alto Jonio si taglia.
In Calabria Ospedali e Cliniche Private a pochi kilometri l’una dall’altra, e nell’Alto Jonio si taglia.
Ed allora? potremmo darlo noi un taglio, un taglio netto.
La Legge lo consente,
la Costituzione della Repubblica Italiana lo prevede.
Cosa dice in merito la Costituzione?
Art. 132, comma 2: “si può con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con la legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra”.
E’ evidente: si tratterebbe, in fondo di ripristinare i confini
geografici “naturali”, restituendoci un’identità socio-culturale,
e dando alla Basilicata il giusto accesso a quaranta kilometri circa di mare in più, rispetto alla situazione odierna.
Del resto, la situazione attuale è assolutamente anomala.
La Provincia di Cosenza è una delle provincie più grandi d’Italia, con i suoi 6650 kmq si estensione, vasta, da sola, più dell’intera Regione Liguria, che a fronte di soli 5421 kmq, vanta ben 4 province! Come potrebbe allora Cosenza, anche volendo, gestire al meglio le nostre esigenze locali?
Sembrerebbe molto più logico, invece, aggregarci a realtà a noi vicinissime, come Nova Siri, Policoro, Scanzano ecc., che condividono con noi esigenze, problematiche ed obbiettivi comuni.
Un esempio recente? Eccolo.
Il 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio di un gruppo di sette Comuni, dalla provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, alla provincia di Rimini, in Emilia-Romagna, in base al già citato art. 132 comma 2 della Costituzione.
Ecco come è andata:
Nel dicembre 2006, i Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello hanno votato, con un referendum, il passaggio dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna,
vedi Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Successivamente, il Consiglio dei Ministri, il 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ha iniziato il suo iter parlamentare.
Infine, 14 agosto 2009 è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 188 la Legge n. 117/2009 che sancisce il passaggio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria e Talamello dalla provincia di Pesaro e Urbino alla provincia di Rimini.
E noi?
mercoledì 11 novembre 2009
martedì 10 novembre 2009
domenica 8 novembre 2009
MANIFESTAZIONE GENERALE CONTRO LA CHISURA DEL PRESIDIO OSPEDALIERO
11 NOVEMBRE 2009 a TREBISACCE
ORE 9,00- RADUNO PIAZZALE STAZIONE FERROVIARIA
ORE 9,30 - PARTENZA CORTEO DIRETTO VERSO L'OSPEDALE (area Pronto Soccorso) - via Foscolo- Via Manzoni- via Duca di Genova- Corso Vittorio Emanuele - via A. Lutri-
ore 10,30- 11,00: TUTTI IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA
ORE 9,00- RADUNO PIAZZALE STAZIONE FERROVIARIA
ORE 9,30 - PARTENZA CORTEO DIRETTO VERSO L'OSPEDALE (area Pronto Soccorso) - via Foscolo- Via Manzoni- via Duca di Genova- Corso Vittorio Emanuele - via A. Lutri-
ore 10,30- 11,00: TUTTI IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA
venerdì 6 novembre 2009
Manifestazione
CHIUSURA DELL’OSPEDALE DI TREBISACCE
Chi ci perde?
1) Il malato
Ricoverarsi fuori paese è sempre un disegio: si è ospiti, dove non si conosce nessuno.
Si può morire per strada, durante il trasporto, in caso di infarto o incidente o qualsiasi trauma. Il problema è ancora più grave per i nostri centri collinari e montani, che con le nostre disagievoli strade, già stentano a raggiungere la propria marina, figuriamoci Rossano o Cosenza.
2) I parenti del malato
Trovare un posto letto in un ospedale forestiero, per il proprio parente, diventa difficilissimo. Per le visite, bisogna viaggiare, anche 4 viaggi al giorno.
Non si sa in mano a chi si lasciano i propri cari. Per non parlare di uffici, pratiche e CUP
fuori sede.
3) Le madri e le donne
Si può morire per emorragia, distacco della placenta o altri eventi urgenti ginecologici, prima di raggiungere l’ospedale forestiero; si può partorire per strada, non si può essere assistiti dai parenti come nel proprio paese. Per fare i controlli in gravidanza, o le semplici visite ginecologiche, bisogna viaggiare. I propri figli non nascono nel proprio paese.
La normale prevenzione diventa un’impresa.
4) La Scuola
Sulla scelta dell’istituto dove compiere l’obbligo scolastico, pesa la presenza di strutture sanitarie atte a garantire un pronto intervento sugli alunni, in caso di necessità.
La chiusura dell’Ospedale comporterà una diminuzione delle iscrizioni, a tutto vantaggio degli istituti di Policoro, Castrovillari e Corigliano.
5) Il personale dell’ospedale
Lavorare fuori paese comporterà disagi, spese e pericoli per i viaggi quotidiani.
Trasferito l’attuale personale medico ed infermieristico, nessun’altra assunzione.
Aumento della disoccupazione e dell’emigrazione.
6) I proprietari di case
Appartamenti vuoti e sfitti. Calo del valore a metro quadro degli appartamenti. Calo dei canoni d’affitto. Magazzini sfitti sia per posti auto che per attività commerciali chiuse.
7) Il commercio
Calo delle vendite per tutti i tipi di attività commerciali: bar, tabacchi, sanitarie, abbigliamento, materiale edile, alimentari, ristorazione eccetera, nessuno escluso.
Si creerà disoccupazione sia fra gli imprenditori costretti alla chiusura, sia fra commessi ed addetti con mansioni di ogni ordine e grado.
8) Il turismo
Un paese ed un territorio senza un Ospedale, sono scelti più difficilmente da chi deve andare in vacanza. Per questo saranno danneggiati i proprietari di case, alberghi, stabilimenti balneari ed i commercianti in genere.
9) La Regione Calabria
Le spese per la Regione Calabria aumenteranno, a causa del prevedibile aumento di ricoveri nella vicina Policoro a (+/-) 40 km da Trebisacce, in Basilicata.
10) Il prestigio del Trebisacce e dell’Alto Jonio
Un paese senza Ospedale non può dirsi una Città. Perdere l’Ospedale è un declassamento
Per Trebisacce e per tutto l’Alto Jonio. …….. Ma chi ci guadagna?
Chi ci perde?
1) Il malato
Ricoverarsi fuori paese è sempre un disegio: si è ospiti, dove non si conosce nessuno.
Si può morire per strada, durante il trasporto, in caso di infarto o incidente o qualsiasi trauma. Il problema è ancora più grave per i nostri centri collinari e montani, che con le nostre disagievoli strade, già stentano a raggiungere la propria marina, figuriamoci Rossano o Cosenza.
2) I parenti del malato
Trovare un posto letto in un ospedale forestiero, per il proprio parente, diventa difficilissimo. Per le visite, bisogna viaggiare, anche 4 viaggi al giorno.
Non si sa in mano a chi si lasciano i propri cari. Per non parlare di uffici, pratiche e CUP
fuori sede.
3) Le madri e le donne
Si può morire per emorragia, distacco della placenta o altri eventi urgenti ginecologici, prima di raggiungere l’ospedale forestiero; si può partorire per strada, non si può essere assistiti dai parenti come nel proprio paese. Per fare i controlli in gravidanza, o le semplici visite ginecologiche, bisogna viaggiare. I propri figli non nascono nel proprio paese.
La normale prevenzione diventa un’impresa.
4) La Scuola
Sulla scelta dell’istituto dove compiere l’obbligo scolastico, pesa la presenza di strutture sanitarie atte a garantire un pronto intervento sugli alunni, in caso di necessità.
La chiusura dell’Ospedale comporterà una diminuzione delle iscrizioni, a tutto vantaggio degli istituti di Policoro, Castrovillari e Corigliano.
5) Il personale dell’ospedale
Lavorare fuori paese comporterà disagi, spese e pericoli per i viaggi quotidiani.
Trasferito l’attuale personale medico ed infermieristico, nessun’altra assunzione.
Aumento della disoccupazione e dell’emigrazione.
6) I proprietari di case
Appartamenti vuoti e sfitti. Calo del valore a metro quadro degli appartamenti. Calo dei canoni d’affitto. Magazzini sfitti sia per posti auto che per attività commerciali chiuse.
7) Il commercio
Calo delle vendite per tutti i tipi di attività commerciali: bar, tabacchi, sanitarie, abbigliamento, materiale edile, alimentari, ristorazione eccetera, nessuno escluso.
Si creerà disoccupazione sia fra gli imprenditori costretti alla chiusura, sia fra commessi ed addetti con mansioni di ogni ordine e grado.
8) Il turismo
Un paese ed un territorio senza un Ospedale, sono scelti più difficilmente da chi deve andare in vacanza. Per questo saranno danneggiati i proprietari di case, alberghi, stabilimenti balneari ed i commercianti in genere.
9) La Regione Calabria
Le spese per la Regione Calabria aumenteranno, a causa del prevedibile aumento di ricoveri nella vicina Policoro a (+/-) 40 km da Trebisacce, in Basilicata.
10) Il prestigio del Trebisacce e dell’Alto Jonio
Un paese senza Ospedale non può dirsi una Città. Perdere l’Ospedale è un declassamento
Per Trebisacce e per tutto l’Alto Jonio. …….. Ma chi ci guadagna?
giovedì 5 novembre 2009
Manifestazione salviamo l'Ospedale
Conferenza delle Associazioni di Trebisacce
Sindaco di Trebisacce
Sindaco di Villapiana
Sindaco di Rocca Imperiale
Sindaco di Canna
Sindaco di Nocara
Sindaco di Montegiordano
Sindaco di Oriolo
Sindaco di Roseto
Sindaco di Amendolara
Sindaco di Albidona
Sindaco di Alessandria del C.
Sindaco di Plataci
Sindaco di Cassano Ionio
Sindaco di Cerchiara
Sindaco di S: Lorenzo B.
Sindaco di Francavilla
Sindaco di Castroregio
Sindaco di Cariati
Pres. Agazio Loiero
Pres. Mario Oliverio
cons. Franco Pacenza
cons. Francesco Mundo
cons. Mario Melfi
cons. Giuseppe Ranù
dir. ASP. Dott. Petramala
on. Giovanni Dima
Franco Maurella
Agostino Cimbalo
Giuseppe La Rocca
Franco Lofrano
Rocco Gentile
Emilio Panio
dir. scol. Tullio Masneri
dir. scol. Mario Manera
dir. scol. Leonardo Micelli
dir. scol. Franco Bloise
dir. scol. Pietro Adduci
dir. scol. Silvana Palopoli
segr. PD Luciano Regino
segr. UDC Giuseppe Durso
segr. Verdi Gianluca Ambrogio
segr. PSI Nino Amerise
segr. PDL Antonio Cerchiara
segr. La Destra Antonio Pucci
segr. Calabria Rif. Marco Verri
segr. UDEUR Giovanni Mazzia
segr, CGIL, CISL, UIL
segr. Fials A. Paolino, A. Caccuri
UNI TRE
Suprema Lex
Tutti gli operatori sanitari dell’Ospedale
Cesare Marini
Pietro Groia
Oggetto : manifestazione “Salviamo l’Ospedale di Trebisacce e dell’Alto Jonio” – 11.11.2009 ore 9,00
Le Assocazioni di Trebisacce invitano le SS.VV. ad aderire alla manifestazione promossa in difesa dell’Ospedale, chiedendo il vostro appoggio e la vostra collaborazione attiva e fattiva.
L’evento, che si terrà l’11.11 p.v., alle ore 9,00, con partenza dal piazzale delle ferrovie, rappresenta un’occasione per confrontarsi, informare, coinvolgere la popolazione, le parti sociali e politiche sul tema della chiusura del nosocomio.
Potremo altresì dare dimostrazione di forza e coesione, rafforzando l’immagine del nostro territorio al fine di sortire positive risultanze in merito alla questione.
Per consentire una migliore programmazione della manifestazione, si invita a dare comunicazione della propria adesione e di eventuali interventi ai seguenti recapiti:
Piero De Vita 3389510816 (Albero della Memoria), Enzo Liguori 3290281718 (Misericordia), Walter Astorino 3891148034 (Assopec), Luca D’Alba 3296573757 (Trapezakion), Angelo Malatacca 3387734227 (Italia No-stra).
Nel restare in attesa di un cenno di riscontro si conferma la disponibilità per un eventuale incontro preliminare.
Trebisacce, 5.11.09 Le Associazioni
Conferenza delle Associazioni di Trebisacce
Prefetto di Cosenza
Questore di Castrovillari
Comando VV.UU. Trebisacce
Carabinieri di Trebisacce
Polizia Stradale di Trebisacce
Vigili del Fuoco di Trebisacce
Oggetto : manifestazione “Salviamo l’Ospedale di Trebisacce” – 11.11.2009 ore 9,00
Le Assocazioni di Trebisacce comunicano l’intenzione di or-ganizzare per il giorno 11.11 p.v., alle ore 9,00, in Trebisacce, una pacifica manifestazione pubblica a tutela ed in difesa dell’Ospedale.
Il corteo seguirà il seguente itinerario: partenza ore 9,30 dal piazzale delle ferrovie, via Alfredo Lutri, viale della Libertà, area O-spedale, ritorno su viale della Libertà, via Ugo Foscolo, via Duca di Genova, c.so Vittorio Emanuele, via Alfredo Lutri, p.za della Repub-blica.
Seguiranno interventi di organizzatori, istituzioni ed autorità.
Referenti:
Piero De Vita 3389510816
Enzo Liguori 3290281718
Walter Astorino 3891148034
Luca D’Alba 3296573757
Angelo Malatacca 3387734227
Prefetto di Cosenza
Questore di Castrovillari
Comando VV.UU. Trebisacce
Carabinieri di Trebisacce
Polizia Stradale di Trebisacce
Vigili del Fuoco di Trebisacce
Oggetto : manifestazione “Salviamo l’Ospedale di Trebisacce” – 11.11.2009 ore 9,00
Le Assocazioni di Trebisacce comunicano l’intenzione di or-ganizzare per il giorno 11.11 p.v., alle ore 9,00, in Trebisacce, una pacifica manifestazione pubblica a tutela ed in difesa dell’Ospedale.
Il corteo seguirà il seguente itinerario: partenza ore 9,30 dal piazzale delle ferrovie, via Alfredo Lutri, viale della Libertà, area O-spedale, ritorno su viale della Libertà, via Ugo Foscolo, via Duca di Genova, c.so Vittorio Emanuele, via Alfredo Lutri, p.za della Repub-blica.
Seguiranno interventi di organizzatori, istituzioni ed autorità.
Referenti:
Piero De Vita 3389510816
Enzo Liguori 3290281718
Walter Astorino 3891148034
Luca D’Alba 3296573757
Angelo Malatacca 3387734227
mercoledì 4 novembre 2009
lunedì 2 novembre 2009
riflessioni del dott. Leonardo Odoguardi
Nella vita di ognuno di noi i momenti di dubbio sono nettamente prevalenti rispetto a quelli di certezza, sia nelle piccole che nelle grandi cose. Per tale motivo usiamo spesso misura, ponderatezza e circospezione cercando di valutare tutti gli argomenti prima di pronunciarci, controllando tutte le testimonianze prima di decidere onde evitare di decidere a guisa di oracolo dal quale dipenda una scelta perentoria e definitiva. Per dirla con Norberto Bobbio un uomo di cultura dovrebbe agire sempre così; però ci sono dei momenti in cui, dopo un lungo e meditato silenzio, quando si è sicuri che altri non rispettino la persona umana, specie se umile ed indifesa, viene da profondo del cuore di dire: basta!
Quanto detto si addice alla vicenda dell’ospedale di Trebisacce.
Conquistato dopo dure lotte politiche e sociali da parte di tutto il comprensorio dell’Alto Ionio era diventato la sede della USL con organici e funzioni complete; poi con il trasferimento all’ASL di Rossano ha incominciato a perdere pezzi ed ora con il passaggio nell’ASP di Cosenza rischia la chiusura! Passaggi lenti, cinici, sulla testa di popolazioni docili, talora con la compiacenza di chi guardava ai propri interessi.
Fatto sta che togliendo una penna oggi ed una domani si è impedito il volo ed ora si è costretti a razzolare in un cortile di periferia.
Ciò dimostra:
- un mancato controllo sociale nel tempo che avrebbe dovuto mettere in campo adeguate azioni per impedire gli scippi;
- una certa classe di operatori inclini a guardare il proprio orto del posto fisso piuttosto che far crescere professione ed impegno sociale che avrebbero generato l’orgoglio dell’appartenenza;
- una gestione dell’Azienda sanitaria ambigua e generalmente superficiale, talora non disposta alle verifiche comportamentali ed al rispetto degli altri.
Oggi tutti sono stati folgorati sulla strada di Damasco: il popolo delle Associazioni insorge, i professionisti capiscono che hanno un ruolo particolare, i politici locali capiscono che il loro consenso traballa perché ambigui, gli amministratoti della sanità cercano di salvare il salvabile in particolare i soldi che hanno scialacquato negli anni e poi forse la credibilità e l’efficienza.
Si taglia, si ristruttura, si chiude; insomma si pianifica per il rientro dalla follia alla normalità e come a volte accade si butta il bimbo con l’acqua sporca.
In questo caso il bimbo è il nostro ospedale che dovrebbe pagare le colpe altrui, gli sperperi ancora esistenti e la mancanza di una lucida analisi della domanda e dell’offerta in una zona come l’Alto Ionio che si trova in un contesto del tutto particolare.
In estrema sintesi di seguito sono esposti i motivi per cui l’ospedale di Trebisacce-Alto Ionio deve avere la dignità di questo nome e non di un qualcosa di ristrutturato, generatore di altre inefficienze.
1. Nell’ambito dell’ASP di Cosenza la Fascia Ionica che va dalla provincia di Crotone a quella di Matera, in Basilicata, ha una sua peculiare identità geografica e distribuzione comunale che non può essere “diluita” con Cosenza o con l’area del Pollino né tanto meno con la fascia tirrenica. Già altri importanti Enti identificano la loro operatività con questa zona tanto che è in atto da parte di tutti i comuni la richiesta di istituire la nuova Provincia della Sibaritide! Nei 110 chilometri che vanno da Cariati a Rocca Imperiale ci sono 4 ospedali e la vera anomalia è quella di Rossano e Corigliano che hanno due ospedali a distanza di 10 chilometri. E’ pur vero che è stato previsto il nuovo ospedale a metà strada ma è ancora lontana la sua realizzazione con 350 posti letto. L’ospedale di Trebisacce dista dai 2 ospedali suddetti circa 40 chilometri e raccoglie l’utenza di 17 comuni, in prevalenza disagiati per viabilità in quanto montani (700-1000 m. s.l.m) che distano a loro volta da Trebisacce fino a 50 chilometri senza contare che l’ospedale di Trebisacce, da un punto di vista strategico, si trova ai confini con la Regione Basilicata dove opera un buon ospedale, a Policoro, di facile accesso per viabilità e vicinanza! .
2. Tutta la zona ionica cosentina (Cariati- Rocca Imperiale) conta normalmente circa 180.000 abitanti che nel periodo estivo raddoppiano (350.000) per la presenza di villaggi turistici e rientri di emigranti. Se tale popolazione viene rapportata alla più stretta necessità di posto letto che attualmente è del 3-4 per mille abitanti ne scaturisce l’esigenza di avere almeno 600 posti letto. Il nuovo ospedale da costruire è stato programmato per 350 posti letto che di gran lunga non soddisfano le esigenze di ricovero per la popolazione dell’intera zona dell’ex ASL di Rossano. Infatti il P.S.R. approvato dalla Giunta Regionale, ma non dal Consiglio, operava la scelta di conservare e potenziare l’ospedale di Trebisacce come ospedale per acuti con 72 p.l. sia per soddisfare la domanda degli abitanti dell’Alto Jonio sia per evitare le “fughe” verso la Basilicata (Policoro). Del resto occorre considerare che l’area dell’Alto Ionio ha perduto 100 p.l. dal privato (Clinica di Sibari). La Fascia Ionica e l’Alto Ionio non possono essere penalizzati dalle Case di Cura private esistenti in altre zone dell’ASP di Cosenza (in Calabria ci sono 37 presidi pubblici e 36 privati e questi ultimi in alcune realtà superano i presidi pubblici come appunto a Cosenza fino ad arrivare al paradosso di Crotone dove ci sono 6 Case di Cura private ed un solo presidio pubblico) né tanto meno da gestioni allegre.
3. L’ospedale di Trebisacce, come detto, è di riferimento per 17 comuni con una popolazione di circa 60.000 abitanti e in Italia sono note altre realtà geografiche simili con una popolazione anche inferiore che possiedono ospedali ben funzionanti pur essendo a distanza di 30-50 chilometri da altri ospedali più grandi e di riferimento. Quello che risulta molto importante è il sistema di rete e l’ospedale di Trebisacce è favorevole a questa impostazione nel rispetto dei LEA.
4. L’ospedale di Trebisacce, per come strutturato, non può assumere il ruolo di un servizio di prima accoglienza e/o di cure di cronicità, di una sorta di limbo per quei pazienti che riescono ad arrivarci. L’ospedale di Trebisacce- Alto Ionio non solo deve avere quanto già funzionava ma deve essere potenziato come più volte richiesto dalla classe medica e dalle popolazioni. La situazione attuale è molto rischiosa da un punto di vista assistenziale non solo per i residenti ma anche per i ricoverati. Se poi si aggiunge il mancato rinnovo di alcune attrezzature o la sfiducia delle popolazioni e degli operatori si capisce che questa situazione di stallo non può durare oltre.
5. Infine occorre tener ben presente che il nuovo ospedale della Sibaritide, di là da venire,non sarà certo in grado di soddisfare la domanda di ricovero per acuti della zona con i suoi 350 p.l. Nella fase attuale a maggior ragione non si può procedere a politiche di strisciante dismissione di reparti e di attività come purtroppo sta accadendo. Questo produce immediata negazione dell’assistenza ai cittadini
A fronte di quanto detto ciò che risulta indispensabile al momento è:
a) La Regione nella programmazione della rete ospedaliera, attraverso la esplicitazione al
Piano di Rientro, deve prevedere la permanenza e il rilancio dell’ospedale di Trebisacce, così come indicato dal P.S.R. approvato dalla Giunta.
b) L’ASP di Cosenza deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie secondo quanto indicato dai NAs nel luglio scorso e come il DG si era inizialmente impegnato a fare con i sindaci.
c) Ripristinare i reparti preesistenti (Chirurgia ed Ostetricia-ginecologia) e la piena operativi-
tà di tutti i posti letto ed i Servizi, accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento.
d) Programmare il rilancio e la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni
( Medicina e Sezione Oncologica, Nefrologia, Cardiologia, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia di nuova istituzione, Rianimazione, nonché tutti i Servizi di riferimento ) anche attraverso la rapida copertura dei Direttori e dirigenti di Struttura, in modo di essere un Polo di attrazione.
Molte altre sarebbero le considerazioni da fare sul ruolo dei sindaci e dei loro comportamenti, sul silenzio assordante dei medici di medicina generale, sulla benedetta ignoranza delle classi povere sparse in sperduti casolari oppure di quelle avvedute che già utilizzano normalmente gli ospedali del centro- nord, dove abitano figli e parenti, per qualsiasi necessità medica da quella banale al viaggio della speranza! Allora in questa situazione non serve lottare, ragionare, avere l’angoscia del dubbio perché tanto la certezza la troviamo altrove sapendo, purtroppo, da una vita come sa di sale lo scendere e salir l’altrui scale!
Quanto detto si addice alla vicenda dell’ospedale di Trebisacce.
Conquistato dopo dure lotte politiche e sociali da parte di tutto il comprensorio dell’Alto Ionio era diventato la sede della USL con organici e funzioni complete; poi con il trasferimento all’ASL di Rossano ha incominciato a perdere pezzi ed ora con il passaggio nell’ASP di Cosenza rischia la chiusura! Passaggi lenti, cinici, sulla testa di popolazioni docili, talora con la compiacenza di chi guardava ai propri interessi.
Fatto sta che togliendo una penna oggi ed una domani si è impedito il volo ed ora si è costretti a razzolare in un cortile di periferia.
Ciò dimostra:
- un mancato controllo sociale nel tempo che avrebbe dovuto mettere in campo adeguate azioni per impedire gli scippi;
- una certa classe di operatori inclini a guardare il proprio orto del posto fisso piuttosto che far crescere professione ed impegno sociale che avrebbero generato l’orgoglio dell’appartenenza;
- una gestione dell’Azienda sanitaria ambigua e generalmente superficiale, talora non disposta alle verifiche comportamentali ed al rispetto degli altri.
Oggi tutti sono stati folgorati sulla strada di Damasco: il popolo delle Associazioni insorge, i professionisti capiscono che hanno un ruolo particolare, i politici locali capiscono che il loro consenso traballa perché ambigui, gli amministratoti della sanità cercano di salvare il salvabile in particolare i soldi che hanno scialacquato negli anni e poi forse la credibilità e l’efficienza.
Si taglia, si ristruttura, si chiude; insomma si pianifica per il rientro dalla follia alla normalità e come a volte accade si butta il bimbo con l’acqua sporca.
In questo caso il bimbo è il nostro ospedale che dovrebbe pagare le colpe altrui, gli sperperi ancora esistenti e la mancanza di una lucida analisi della domanda e dell’offerta in una zona come l’Alto Ionio che si trova in un contesto del tutto particolare.
In estrema sintesi di seguito sono esposti i motivi per cui l’ospedale di Trebisacce-Alto Ionio deve avere la dignità di questo nome e non di un qualcosa di ristrutturato, generatore di altre inefficienze.
1. Nell’ambito dell’ASP di Cosenza la Fascia Ionica che va dalla provincia di Crotone a quella di Matera, in Basilicata, ha una sua peculiare identità geografica e distribuzione comunale che non può essere “diluita” con Cosenza o con l’area del Pollino né tanto meno con la fascia tirrenica. Già altri importanti Enti identificano la loro operatività con questa zona tanto che è in atto da parte di tutti i comuni la richiesta di istituire la nuova Provincia della Sibaritide! Nei 110 chilometri che vanno da Cariati a Rocca Imperiale ci sono 4 ospedali e la vera anomalia è quella di Rossano e Corigliano che hanno due ospedali a distanza di 10 chilometri. E’ pur vero che è stato previsto il nuovo ospedale a metà strada ma è ancora lontana la sua realizzazione con 350 posti letto. L’ospedale di Trebisacce dista dai 2 ospedali suddetti circa 40 chilometri e raccoglie l’utenza di 17 comuni, in prevalenza disagiati per viabilità in quanto montani (700-1000 m. s.l.m) che distano a loro volta da Trebisacce fino a 50 chilometri senza contare che l’ospedale di Trebisacce, da un punto di vista strategico, si trova ai confini con la Regione Basilicata dove opera un buon ospedale, a Policoro, di facile accesso per viabilità e vicinanza! .
2. Tutta la zona ionica cosentina (Cariati- Rocca Imperiale) conta normalmente circa 180.000 abitanti che nel periodo estivo raddoppiano (350.000) per la presenza di villaggi turistici e rientri di emigranti. Se tale popolazione viene rapportata alla più stretta necessità di posto letto che attualmente è del 3-4 per mille abitanti ne scaturisce l’esigenza di avere almeno 600 posti letto. Il nuovo ospedale da costruire è stato programmato per 350 posti letto che di gran lunga non soddisfano le esigenze di ricovero per la popolazione dell’intera zona dell’ex ASL di Rossano. Infatti il P.S.R. approvato dalla Giunta Regionale, ma non dal Consiglio, operava la scelta di conservare e potenziare l’ospedale di Trebisacce come ospedale per acuti con 72 p.l. sia per soddisfare la domanda degli abitanti dell’Alto Jonio sia per evitare le “fughe” verso la Basilicata (Policoro). Del resto occorre considerare che l’area dell’Alto Ionio ha perduto 100 p.l. dal privato (Clinica di Sibari). La Fascia Ionica e l’Alto Ionio non possono essere penalizzati dalle Case di Cura private esistenti in altre zone dell’ASP di Cosenza (in Calabria ci sono 37 presidi pubblici e 36 privati e questi ultimi in alcune realtà superano i presidi pubblici come appunto a Cosenza fino ad arrivare al paradosso di Crotone dove ci sono 6 Case di Cura private ed un solo presidio pubblico) né tanto meno da gestioni allegre.
3. L’ospedale di Trebisacce, come detto, è di riferimento per 17 comuni con una popolazione di circa 60.000 abitanti e in Italia sono note altre realtà geografiche simili con una popolazione anche inferiore che possiedono ospedali ben funzionanti pur essendo a distanza di 30-50 chilometri da altri ospedali più grandi e di riferimento. Quello che risulta molto importante è il sistema di rete e l’ospedale di Trebisacce è favorevole a questa impostazione nel rispetto dei LEA.
4. L’ospedale di Trebisacce, per come strutturato, non può assumere il ruolo di un servizio di prima accoglienza e/o di cure di cronicità, di una sorta di limbo per quei pazienti che riescono ad arrivarci. L’ospedale di Trebisacce- Alto Ionio non solo deve avere quanto già funzionava ma deve essere potenziato come più volte richiesto dalla classe medica e dalle popolazioni. La situazione attuale è molto rischiosa da un punto di vista assistenziale non solo per i residenti ma anche per i ricoverati. Se poi si aggiunge il mancato rinnovo di alcune attrezzature o la sfiducia delle popolazioni e degli operatori si capisce che questa situazione di stallo non può durare oltre.
5. Infine occorre tener ben presente che il nuovo ospedale della Sibaritide, di là da venire,non sarà certo in grado di soddisfare la domanda di ricovero per acuti della zona con i suoi 350 p.l. Nella fase attuale a maggior ragione non si può procedere a politiche di strisciante dismissione di reparti e di attività come purtroppo sta accadendo. Questo produce immediata negazione dell’assistenza ai cittadini
A fronte di quanto detto ciò che risulta indispensabile al momento è:
a) La Regione nella programmazione della rete ospedaliera, attraverso la esplicitazione al
Piano di Rientro, deve prevedere la permanenza e il rilancio dell’ospedale di Trebisacce, così come indicato dal P.S.R. approvato dalla Giunta.
b) L’ASP di Cosenza deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie secondo quanto indicato dai NAs nel luglio scorso e come il DG si era inizialmente impegnato a fare con i sindaci.
c) Ripristinare i reparti preesistenti (Chirurgia ed Ostetricia-ginecologia) e la piena operativi-
tà di tutti i posti letto ed i Servizi, accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento.
d) Programmare il rilancio e la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni
( Medicina e Sezione Oncologica, Nefrologia, Cardiologia, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia di nuova istituzione, Rianimazione, nonché tutti i Servizi di riferimento ) anche attraverso la rapida copertura dei Direttori e dirigenti di Struttura, in modo di essere un Polo di attrazione.
Molte altre sarebbero le considerazioni da fare sul ruolo dei sindaci e dei loro comportamenti, sul silenzio assordante dei medici di medicina generale, sulla benedetta ignoranza delle classi povere sparse in sperduti casolari oppure di quelle avvedute che già utilizzano normalmente gli ospedali del centro- nord, dove abitano figli e parenti, per qualsiasi necessità medica da quella banale al viaggio della speranza! Allora in questa situazione non serve lottare, ragionare, avere l’angoscia del dubbio perché tanto la certezza la troviamo altrove sapendo, purtroppo, da una vita come sa di sale lo scendere e salir l’altrui scale!
venerdì 30 ottobre 2009
giovedì 29 ottobre 2009
Referendum per il cambio di Regione
Il 17-18 dicembre 2006, si è svolto in alta valmarecchia, ai sensi dell’art. 132, 2° comma, della Costituzione, il referendum per il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna.
Il quesito sottoposto agli elettori nel referendum, è stato il seguente: “Volete che il territorio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo e Talamello sia separato dalla Regione Marche per entrare a far parte integrante della Regione Emilia-Romagna ?”; si è trattato cioè di un referendum di vallata (unico a livello nazionale) e non di singoli comuni, essendo un obiettivo irrinunciabile delle istituzioni locali quello di non frammentare il territorio dell’alta Valmarecchia che, da sempre, è fortemente integrato e coeso.
Nel referendum si è registrata una percentuale di votanti (a livello di alta Valmarecchia) pari al 67,51 %; percentuale già alta per una consultazione referendaria ma che è ancor più significativa se si considera che dei n. 16.410 cittadini aventi diritti al voto, n. 1.997 erano residenti all’estero che tuttavia non potevano all’estero votare; l’elevata partecipazione al voto si è rilevata in maniera omogenea in tutti i sette comuni.
I voti favorevoli (sempre a livello di alta Valmarecchia) sono stati n. 9.211, corrispondenti all’83,91 % dei voti validi, equivalenti al 56,13 % degli aventi diritto al voto, mentre i voti contrari, pari a n. 1.766, si sono attestati sul 16,09 %;
In base ai suddetti risultati l’Ufficio Centrale del Referendum ha dichiarato che la proposta è da intendersi approvata ai sensi dell’art. 45, comma 2, della legge n. 352/70. Del risultato è stata data comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ora inizia il suo iter parlamentare.
Il 17-18 dicembre 2006, si è svolto in alta valmarecchia, ai sensi dell’art. 132, 2° comma, della Costituzione, il referendum per il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna.
Il quesito sottoposto agli elettori nel referendum, è stato il seguente: “Volete che il territorio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo e Talamello sia separato dalla Regione Marche per entrare a far parte integrante della Regione Emilia-Romagna ?”; si è trattato cioè di un referendum di vallata (unico a livello nazionale) e non di singoli comuni, essendo un obiettivo irrinunciabile delle istituzioni locali quello di non frammentare il territorio dell’alta Valmarecchia che, da sempre, è fortemente integrato e coeso.
Nel referendum si è registrata una percentuale di votanti (a livello di alta Valmarecchia) pari al 67,51 %; percentuale già alta per una consultazione referendaria ma che è ancor più significativa se si considera che dei n. 16.410 cittadini aventi diritti al voto, n. 1.997 erano residenti all’estero che tuttavia non potevano all’estero votare; l’elevata partecipazione al voto si è rilevata in maniera omogenea in tutti i sette comuni.
I voti favorevoli (sempre a livello di alta Valmarecchia) sono stati n. 9.211, corrispondenti all’83,91 % dei voti validi, equivalenti al 56,13 % degli aventi diritto al voto, mentre i voti contrari, pari a n. 1.766, si sono attestati sul 16,09 %;
In base ai suddetti risultati l’Ufficio Centrale del Referendum ha dichiarato che la proposta è da intendersi approvata ai sensi dell’art. 45, comma 2, della legge n. 352/70. Del risultato è stata data comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ora inizia il suo iter parlamentare.
lunedì 26 ottobre 2009
Comunicato congiunto dipendenti ASP ed Associazioni di Trebisacce.
No secco e deciso all’avvio dei lavori della farsesca saletta operatoria di pertinenza al pronto soccorso, previsto per martedì 27 c.m. all’Ospedale Guido Chidichimo di Trebisacce.
Le prescrizioni dei NAS erano chiare ed inequivocabili, mirate alla messa in sicurezza delle due attuali sale operatorie, senza alcun intento di chiusura.
Il resto sono solo pretesti per addolcire la “supposta” soppressione della nostra struttura sanitaria.
Questo sarebbe uno sfregio mortale ad un territorio trattato evidentemente in maniera coloniale. Siamo figli di nessuno. E che non si parli di sprechi e tagli; si agisca dove si sperpera per davvero, in Calabria, e non qui, dove tagliare l’Ospedale significa tagliare tutto, e tagliare definitivamente fuori dal mondo e dalla storia l’intero Alto Jonio. Vergogna!!! La misura è colma.
Intervenga chi può e deve intervenire, le Autorità Cittadine in primis, con un provvedimento straordinario d’urgenza per sistemare le sale operatorie secondo le direttive impartite dai NAS: cedere, invece, ai miraggi ed alle lusinghe proposte dal Dir. Petramala è l’errore assoluto: il cavallo di Troia per la chiusura totale e definitiva.
Un appello a tutte le forze in campo, ognuno per le sue competenze ed autorità:
al popolo, alle associazioni civiche, ai dipendenti della struttura, agli ammalati ed i loro familiari, al mondo del lavoro, ed ancora una volta ai nostri Politici ed Amministratori: fuori le unghie!
Finora nessuna certezza, solo parole e favole, ma ora occorrono i FATTI CONCRETI. Subito, o si chiude. Il tempo delle promesse e delle attese è finito. Da oggi, un coordinamento permanente di Cittadini, Operatori Sanitari, Associazioni,
mondo della Cultura e del Lavoro, vigilerà sul campo, mobilitandosi compattamente, per impedire altri scippi e qualsiasi azione mirata alla distruzione del nostro Ospedale, comprese le inadempienze e le distrazioni di chi può davvero intervenire, ma non lo fa.
dipendenti ASP distr. Trebisacce: Raffaella Bruni
le Associazioni di Trebisacce: Walter Astorino
sabato 24 ottobre 2009
SALVIAMO L’OSPEDALE DI TREBISACCE
Le associazioni di Trebisacce esprimono un giudizio negativo sull’esito dell’incontro, tra il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, dott. Franco Petramala, i Sindaci dell’Alto Jonio e le rappresentanze sindacali. L’incontro, come si ricorderà, si è svolto giorni addietro, a porte chiuse, presso il Comune di Trebisacce. Vanificate le attese della popolazione radunata in piazza della Repubblica e sensibilizzata proprio dall’impegno delle Associazioni.
Durata oltre 4 ore, la riunione, secondo il nostro parere, ha dato esito insoddisfacente per il futuro del nostro nosocomio. In sintesi restano chiusi i reparti di ginecologia e chirurgia e le sale operatorie ovvero quei servizi fondamentali e strategici per la vita stessa dell’ospedale. In cambio una flebile promessa di inizio lavori per una piccola sala operatoria riservata all’emergenza, in forza al Pronto Soccorso, e l’istituzione di un reparto di Urologia (?) . Rimarremmo comunque al di sotto del numero posti-letto sufficienti a garantire l’esistenza in vita del nostro ospedale.
Le prescrizioni del NAS andavano in altra direzione ovvero messa in sicurezza delle due sale operatorie. Interventi per i quali sarebbero bastati poche settimane di lavori.
Le associazioni interpretano questo atteggiamento di disimpegno del Dirigente Generale ASP come una indecifrabile volontà di svuotare o addirittura cancellare la struttura ospedaliera
e respingono con forza le nuove proposte di Petramala che considerano fuorvianti rispetto al problema principale. Chiedono il ripristino dei Reparti di Ginecologia e Chirurgia e delle Sale Operatorie. Chiedono inoltre di dotare la struttura della figura del Primario per i reparti di Chirurgia, Medicina, Cardiologia. Per il reparto di Ginecologia, invece, è stato attuato un vero e proprio “golpe”, un atto vergognoso contro la salute delle donne nonché una palese interruzione di un efficiente servizio pubblico. I cittadini ricorderanno ancora la rocambolesca operazione per cui il Primario di Ginecologia di Trebisacce, come per magia, si ritrova Primario di Ginecologia dell’Ospedale di Rossano, suo paese di residenza. Una velocità supersonica. Una operazione per la quale qualcuno dovrebbe pagare. Una operazione che ha creato gravi danni al servizio pubblico, ad un reparto efficiente, ad un reparto a regime. E tanti episodi del genere si potrebbero raccontare.
Chi difende il nostro ospedale ????...
Le associazioni di Trebisacce non abbasseranno la guardia e continueranno nell’opera di sensibilizzazione ed informazione al fine di conservare e potenziare il nostro ospedale.
No al mutismo e alla rassegnazione
Quali saranno le conseguenze a cui andremo incontro con la chiusura dell’ospedale ?
Che incremento avranno i viaggi della speranza?
Quanto incideranno sulla spesa sanitaria e di conseguenza quanto si risparmierà con la chiusura?
Quale tutela del diritto alla vita e alla salute dei cittadini dell’Alto Jonio?
( Le Associazioni di Trebisacce )
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