Nella vita di ognuno di noi i momenti di dubbio sono nettamente prevalenti rispetto a quelli di certezza, sia nelle piccole che nelle grandi cose. Per tale motivo usiamo spesso misura, ponderatezza e circospezione cercando di valutare tutti gli argomenti prima di pronunciarci, controllando tutte le testimonianze prima di decidere onde evitare di decidere a guisa di oracolo dal quale dipenda una scelta perentoria e definitiva. Per dirla con Norberto Bobbio un uomo di cultura dovrebbe agire sempre così; però ci sono dei momenti in cui, dopo un lungo e meditato silenzio, quando si è sicuri che altri non rispettino la persona umana, specie se umile ed indifesa, viene da profondo del cuore di dire: basta!
Quanto detto si addice alla vicenda dell’ospedale di Trebisacce.
Conquistato dopo dure lotte politiche e sociali da parte di tutto il comprensorio dell’Alto Ionio era diventato la sede della USL con organici e funzioni complete; poi con il trasferimento all’ASL di Rossano ha incominciato a perdere pezzi ed ora con il passaggio nell’ASP di Cosenza rischia la chiusura! Passaggi lenti, cinici, sulla testa di popolazioni docili, talora con la compiacenza di chi guardava ai propri interessi.
Fatto sta che togliendo una penna oggi ed una domani si è impedito il volo ed ora si è costretti a razzolare in un cortile di periferia.
Ciò dimostra:
- un mancato controllo sociale nel tempo che avrebbe dovuto mettere in campo adeguate azioni per impedire gli scippi;
- una certa classe di operatori inclini a guardare il proprio orto del posto fisso piuttosto che far crescere professione ed impegno sociale che avrebbero generato l’orgoglio dell’appartenenza;
- una gestione dell’Azienda sanitaria ambigua e generalmente superficiale, talora non disposta alle verifiche comportamentali ed al rispetto degli altri.
Oggi tutti sono stati folgorati sulla strada di Damasco: il popolo delle Associazioni insorge, i professionisti capiscono che hanno un ruolo particolare, i politici locali capiscono che il loro consenso traballa perché ambigui, gli amministratoti della sanità cercano di salvare il salvabile in particolare i soldi che hanno scialacquato negli anni e poi forse la credibilità e l’efficienza.
Si taglia, si ristruttura, si chiude; insomma si pianifica per il rientro dalla follia alla normalità e come a volte accade si butta il bimbo con l’acqua sporca.
In questo caso il bimbo è il nostro ospedale che dovrebbe pagare le colpe altrui, gli sperperi ancora esistenti e la mancanza di una lucida analisi della domanda e dell’offerta in una zona come l’Alto Ionio che si trova in un contesto del tutto particolare.
In estrema sintesi di seguito sono esposti i motivi per cui l’ospedale di Trebisacce-Alto Ionio deve avere la dignità di questo nome e non di un qualcosa di ristrutturato, generatore di altre inefficienze.
1. Nell’ambito dell’ASP di Cosenza la Fascia Ionica che va dalla provincia di Crotone a quella di Matera, in Basilicata, ha una sua peculiare identità geografica e distribuzione comunale che non può essere “diluita” con Cosenza o con l’area del Pollino né tanto meno con la fascia tirrenica. Già altri importanti Enti identificano la loro operatività con questa zona tanto che è in atto da parte di tutti i comuni la richiesta di istituire la nuova Provincia della Sibaritide! Nei 110 chilometri che vanno da Cariati a Rocca Imperiale ci sono 4 ospedali e la vera anomalia è quella di Rossano e Corigliano che hanno due ospedali a distanza di 10 chilometri. E’ pur vero che è stato previsto il nuovo ospedale a metà strada ma è ancora lontana la sua realizzazione con 350 posti letto. L’ospedale di Trebisacce dista dai 2 ospedali suddetti circa 40 chilometri e raccoglie l’utenza di 17 comuni, in prevalenza disagiati per viabilità in quanto montani (700-1000 m. s.l.m) che distano a loro volta da Trebisacce fino a 50 chilometri senza contare che l’ospedale di Trebisacce, da un punto di vista strategico, si trova ai confini con la Regione Basilicata dove opera un buon ospedale, a Policoro, di facile accesso per viabilità e vicinanza! .
2. Tutta la zona ionica cosentina (Cariati- Rocca Imperiale) conta normalmente circa 180.000 abitanti che nel periodo estivo raddoppiano (350.000) per la presenza di villaggi turistici e rientri di emigranti. Se tale popolazione viene rapportata alla più stretta necessità di posto letto che attualmente è del 3-4 per mille abitanti ne scaturisce l’esigenza di avere almeno 600 posti letto. Il nuovo ospedale da costruire è stato programmato per 350 posti letto che di gran lunga non soddisfano le esigenze di ricovero per la popolazione dell’intera zona dell’ex ASL di Rossano. Infatti il P.S.R. approvato dalla Giunta Regionale, ma non dal Consiglio, operava la scelta di conservare e potenziare l’ospedale di Trebisacce come ospedale per acuti con 72 p.l. sia per soddisfare la domanda degli abitanti dell’Alto Jonio sia per evitare le “fughe” verso la Basilicata (Policoro). Del resto occorre considerare che l’area dell’Alto Ionio ha perduto 100 p.l. dal privato (Clinica di Sibari). La Fascia Ionica e l’Alto Ionio non possono essere penalizzati dalle Case di Cura private esistenti in altre zone dell’ASP di Cosenza (in Calabria ci sono 37 presidi pubblici e 36 privati e questi ultimi in alcune realtà superano i presidi pubblici come appunto a Cosenza fino ad arrivare al paradosso di Crotone dove ci sono 6 Case di Cura private ed un solo presidio pubblico) né tanto meno da gestioni allegre.
3. L’ospedale di Trebisacce, come detto, è di riferimento per 17 comuni con una popolazione di circa 60.000 abitanti e in Italia sono note altre realtà geografiche simili con una popolazione anche inferiore che possiedono ospedali ben funzionanti pur essendo a distanza di 30-50 chilometri da altri ospedali più grandi e di riferimento. Quello che risulta molto importante è il sistema di rete e l’ospedale di Trebisacce è favorevole a questa impostazione nel rispetto dei LEA.
4. L’ospedale di Trebisacce, per come strutturato, non può assumere il ruolo di un servizio di prima accoglienza e/o di cure di cronicità, di una sorta di limbo per quei pazienti che riescono ad arrivarci. L’ospedale di Trebisacce- Alto Ionio non solo deve avere quanto già funzionava ma deve essere potenziato come più volte richiesto dalla classe medica e dalle popolazioni. La situazione attuale è molto rischiosa da un punto di vista assistenziale non solo per i residenti ma anche per i ricoverati. Se poi si aggiunge il mancato rinnovo di alcune attrezzature o la sfiducia delle popolazioni e degli operatori si capisce che questa situazione di stallo non può durare oltre.
5. Infine occorre tener ben presente che il nuovo ospedale della Sibaritide, di là da venire,non sarà certo in grado di soddisfare la domanda di ricovero per acuti della zona con i suoi 350 p.l. Nella fase attuale a maggior ragione non si può procedere a politiche di strisciante dismissione di reparti e di attività come purtroppo sta accadendo. Questo produce immediata negazione dell’assistenza ai cittadini
A fronte di quanto detto ciò che risulta indispensabile al momento è:
a) La Regione nella programmazione della rete ospedaliera, attraverso la esplicitazione al
Piano di Rientro, deve prevedere la permanenza e il rilancio dell’ospedale di Trebisacce, così come indicato dal P.S.R. approvato dalla Giunta.
b) L’ASP di Cosenza deve dare immediato corso ai lavori di messa a norma delle sale operatorie secondo quanto indicato dai NAs nel luglio scorso e come il DG si era inizialmente impegnato a fare con i sindaci.
c) Ripristinare i reparti preesistenti (Chirurgia ed Ostetricia-ginecologia) e la piena operativi-
tà di tutti i posti letto ed i Servizi, accantonando la voglia di fare dell’ospedale di Trebisacce un mero punto di primo intervento.
d) Programmare il rilancio e la qualificazione dell’ospedale in tutte le sue articolazioni
( Medicina e Sezione Oncologica, Nefrologia, Cardiologia, Chirurgia, Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia di nuova istituzione, Rianimazione, nonché tutti i Servizi di riferimento ) anche attraverso la rapida copertura dei Direttori e dirigenti di Struttura, in modo di essere un Polo di attrazione.
Molte altre sarebbero le considerazioni da fare sul ruolo dei sindaci e dei loro comportamenti, sul silenzio assordante dei medici di medicina generale, sulla benedetta ignoranza delle classi povere sparse in sperduti casolari oppure di quelle avvedute che già utilizzano normalmente gli ospedali del centro- nord, dove abitano figli e parenti, per qualsiasi necessità medica da quella banale al viaggio della speranza! Allora in questa situazione non serve lottare, ragionare, avere l’angoscia del dubbio perché tanto la certezza la troviamo altrove sapendo, purtroppo, da una vita come sa di sale lo scendere e salir l’altrui scale!