Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. (Paolo Borsellino)
mercoledì 28 luglio 2010
Il coordinamento delle associazioni, esprime ancora una volta grande rammarico, per quanto accaduto nei giorni scorsi, ci troviamo davanti a un ennesimo episodio di “malasanità annunciata”. Non è concepibile che ancora oggi in Calabria si debba morire, dopo aver girovagato per raggiungere, con la propria auto, un presidio sanitario adeguato.
Naturalmente subito alcune riflessioni:
- se il reparto di ginecologia di Trebisacce fosse stato operativo molto probabilmente la bimba si sarebbe salvata;
- in alternativa se i genitori si fossero recati direttamente a Policoro, avrebbero certamente accorciato i tempi ed aumentato le probabilità di sopravvivenza, in quanto per Policoro da Amendolara occorrono circa 30 minuti, mentre per Rossano ne occorrono minimo 60 se non c’è traffico.
- se poi consideriamo che negli Ospedali di Rossano e Corigliano, a distanza di otto Km l’uno dall’altro, vi sono due Reparti funzionanti di Ostetricia e Ginecologia, mentre in una vasta area quale è quella dell’Alto Jonio con 17 Comuni di cui la maggior parte montani, attualmente non c’è possibilità di far fronte alle urgenze-emergenze Chirurgiche di nessun tipo (né chirurgiche, né ostetrico-ginecologiche).
Alla luce di questo ultimo episodio e di altri precedenti episodi che solo per un caso hanno avuto un esito più fortunato, le associazioni di Trebisacce ribadiscono con forza alle istituzioni regionali e locali la necessità urgente ed imprescindibile della riapertura del reparto di ostetricia e ginecologia e della chirurgia, che strutturalmente sono a norma e che purtroppo non possono essere utilizzate solo perché ritardi di natura burocratica hanno impedito la immediata messa a norma delle sale operatorie.
Le associazioni di Trebisacce formulando gli auguri di buon lavoro alla 3° commissione per il lavoro certosino avviato sugli ospedali e che ha dimostrato sensibilità, competenza e professionalità, chiedono alla stessa che tenga in debito conto sia la situazione orografica dell’alto jonio, sia la posizione strategica del Presidio di Trebisacce, che se potenziato come fino ad oggi non è stato mai fatto, può veramente contribuire in modo significativo all’abbattimento della mobilità sanitaria (nove milioni di euro solo dal Distretto di Trebisacce di cui cinque milioni verso Puglia e Basilicata) .
le dichiarazioni di Scopelliti sul quotidiano di oggi lasciano esterefatte tutte le associazioni ela società civile di Trebisacce. Anziché incolpare le inefficienze della Azienda Sanitaria che dal Luglio 2009 avrebbe dovuto con procedura d’ urgenza eliminare immediatamente gli inconvenienti riscontrati dai NAS nelle sale operatorie e garantire l’ erogazione dei LEA anche nell’ Alto Ionio , il presidente fa esattamente il contrario. Infatti la neonata si sarebbe salvata se a tre bisacce fossero state funzionanti le sale operatorie ed i reparti di chirurgia e di ostetricia. In seconda ipotesi la neonata si sarebbe salvata anche se a Rossano fosse stata attivata la neonatologia da tempo promessa e che in effetti attualmente è di riferimento solo sulla carta. Ci dispiace che la politica continua ad essere cieca e sorda di fronte all’evidenza e se si continua così ci resterà da fare solo una forte mobilitazione dei cittadini dell’Alto ionio.
Naturalmente subito alcune riflessioni:
- se il reparto di ginecologia di Trebisacce fosse stato operativo molto probabilmente la bimba si sarebbe salvata;
- in alternativa se i genitori si fossero recati direttamente a Policoro, avrebbero certamente accorciato i tempi ed aumentato le probabilità di sopravvivenza, in quanto per Policoro da Amendolara occorrono circa 30 minuti, mentre per Rossano ne occorrono minimo 60 se non c’è traffico.
- se poi consideriamo che negli Ospedali di Rossano e Corigliano, a distanza di otto Km l’uno dall’altro, vi sono due Reparti funzionanti di Ostetricia e Ginecologia, mentre in una vasta area quale è quella dell’Alto Jonio con 17 Comuni di cui la maggior parte montani, attualmente non c’è possibilità di far fronte alle urgenze-emergenze Chirurgiche di nessun tipo (né chirurgiche, né ostetrico-ginecologiche).
Alla luce di questo ultimo episodio e di altri precedenti episodi che solo per un caso hanno avuto un esito più fortunato, le associazioni di Trebisacce ribadiscono con forza alle istituzioni regionali e locali la necessità urgente ed imprescindibile della riapertura del reparto di ostetricia e ginecologia e della chirurgia, che strutturalmente sono a norma e che purtroppo non possono essere utilizzate solo perché ritardi di natura burocratica hanno impedito la immediata messa a norma delle sale operatorie.
Le associazioni di Trebisacce formulando gli auguri di buon lavoro alla 3° commissione per il lavoro certosino avviato sugli ospedali e che ha dimostrato sensibilità, competenza e professionalità, chiedono alla stessa che tenga in debito conto sia la situazione orografica dell’alto jonio, sia la posizione strategica del Presidio di Trebisacce, che se potenziato come fino ad oggi non è stato mai fatto, può veramente contribuire in modo significativo all’abbattimento della mobilità sanitaria (nove milioni di euro solo dal Distretto di Trebisacce di cui cinque milioni verso Puglia e Basilicata) .
le dichiarazioni di Scopelliti sul quotidiano di oggi lasciano esterefatte tutte le associazioni ela società civile di Trebisacce. Anziché incolpare le inefficienze della Azienda Sanitaria che dal Luglio 2009 avrebbe dovuto con procedura d’ urgenza eliminare immediatamente gli inconvenienti riscontrati dai NAS nelle sale operatorie e garantire l’ erogazione dei LEA anche nell’ Alto Ionio , il presidente fa esattamente il contrario. Infatti la neonata si sarebbe salvata se a tre bisacce fossero state funzionanti le sale operatorie ed i reparti di chirurgia e di ostetricia. In seconda ipotesi la neonata si sarebbe salvata anche se a Rossano fosse stata attivata la neonatologia da tempo promessa e che in effetti attualmente è di riferimento solo sulla carta. Ci dispiace che la politica continua ad essere cieca e sorda di fronte all’evidenza e se si continua così ci resterà da fare solo una forte mobilitazione dei cittadini dell’Alto ionio.
martedì 20 luglio 2010
L’ospedale di Trebisacce
Se l’odissea dell’ospedale di Trebisacce e della sanità nell’alto
Jonio cosentino,che dura ormai da quasi tre anni, è esatta per come
dalla gente comune viene rappresentata,nei tempi e nelle modalità d’
intervento,arbitrari, da parte di chi comanda,
più che malasanità deve parlarsi di disprezzo della politica verso le
esigenze della collettività; e i genitori della sfortunata neonata
deceduta e la magistratura dovrebbero rifarsi, economicamente e con
provvedimenti giudiziari, su chi,nel tempo ha fatto scelte sciagurate
che hanno avuto come epilogo l’episodio di cui parla ormai la stampa
nazionale.
Ricapitolo i fatti,chiedendo agli interessati, politici e semplici
cittadini, di rispondere e prendere posizione, in modo deciso e fermo e
non accontentarsi solo di passive lacrime che non costruiscono: la
dignità dell’uomo ha bisogno di azioni concrete,coerenti e permanenti.
Dunque:
1) è vero o non è vero che la chiusura di alcuni reparti, nevralgici
come appunto quello di ostetricia, all’ospedale di Trebisacce è stata
presa a cuor leggero, non era motivata né necessaria?
2) È vero o non è vero che niente si è fatto per ottemperare ai
rilievi mossi dai N.A.S. per riaprire in tempi stretti tali reparti ? A
chi è addebitale la colpa di questa incuria,questo menefreghismo,
questa inerzia, che ha avuto e ha ricadute pesanti sulla salute della
gente? Chi doveva vigilare, sia all’interno della sanità che fuori da
essa, come ha vigilato, con quali provvedimenti?
3) E’ vero o non è vero che la commissione dei Sindaci dell’Alto
Jonio cosentino, quando si è trattato di concretizzare l’idea dell’
ospedale unico a Sibari,niente ha fatto nel garantirsi, con
documentazioni e atti ufficiali, le strutture esistenti,potenziandole,
invece di smantellarle, fino a che l’ospedale in questione non fosse
stato realizzato e ci si fosse accorti del reale adeguamento dello
stesso alle esigenze e necessità delle popolazioni ( 17 comuni) che
gravitano su Trebisacce, con una popolazione di oltre 70 mila abitanti,
senza contare la lievitazione d’estate consistente per il flusso
turistico, senza contare la presenza di extracomunitari non dichiarati,
senza tener conto delle difficoltà logistiche di un territorio montano
e difficile nelle vie di comunicazioni, senza invocare i problemi degli
incidenti mortali quasi giornalieri della strada 106, senza infine
spendere una parola sulle diverse patologie presenti sul territorio che
costringono la gente ad emigrare al Nord per avere speranza di
guarigione?
4) E’ vero o non è vero che la popolazione, le varie associazioni,
hanno fatto diverse manifestazioni, convegni, hanno minacciato azioni
legali, per difendere un sacrosanto diritto di ogni società che si
rispetti, la salute pubblica e che ,nonostante ciò e in disprezzo ad
ogni legge,bon senso , l’ospedale di Trebisacce viene permanente
scippato: ora dell’autoambulanza, ora dei tecnici, ora degli autisti,
ora di altri macchinari?
5) Che senso ha da parte dei Sindaci dell’Alto Jonio cosentino
minacciare di dimettersi dalla carica se poi, per opportunismo politico
,tutto resta lettera morta? Che si dimettessero e iniziassero,insieme
alle popolazioni ormai stanche,una raccolta di firme per staccarci dall’
odiata Cosenza, sede solo di intrighi politici, e passare alla più
seria e rispondente alla necessità della gente, Basilicata.
prof. Gianni Mazzei
Jonio cosentino,che dura ormai da quasi tre anni, è esatta per come
dalla gente comune viene rappresentata,nei tempi e nelle modalità d’
intervento,arbitrari, da parte di chi comanda,
più che malasanità deve parlarsi di disprezzo della politica verso le
esigenze della collettività; e i genitori della sfortunata neonata
deceduta e la magistratura dovrebbero rifarsi, economicamente e con
provvedimenti giudiziari, su chi,nel tempo ha fatto scelte sciagurate
che hanno avuto come epilogo l’episodio di cui parla ormai la stampa
nazionale.
Ricapitolo i fatti,chiedendo agli interessati, politici e semplici
cittadini, di rispondere e prendere posizione, in modo deciso e fermo e
non accontentarsi solo di passive lacrime che non costruiscono: la
dignità dell’uomo ha bisogno di azioni concrete,coerenti e permanenti.
Dunque:
1) è vero o non è vero che la chiusura di alcuni reparti, nevralgici
come appunto quello di ostetricia, all’ospedale di Trebisacce è stata
presa a cuor leggero, non era motivata né necessaria?
2) È vero o non è vero che niente si è fatto per ottemperare ai
rilievi mossi dai N.A.S. per riaprire in tempi stretti tali reparti ? A
chi è addebitale la colpa di questa incuria,questo menefreghismo,
questa inerzia, che ha avuto e ha ricadute pesanti sulla salute della
gente? Chi doveva vigilare, sia all’interno della sanità che fuori da
essa, come ha vigilato, con quali provvedimenti?
3) E’ vero o non è vero che la commissione dei Sindaci dell’Alto
Jonio cosentino, quando si è trattato di concretizzare l’idea dell’
ospedale unico a Sibari,niente ha fatto nel garantirsi, con
documentazioni e atti ufficiali, le strutture esistenti,potenziandole,
invece di smantellarle, fino a che l’ospedale in questione non fosse
stato realizzato e ci si fosse accorti del reale adeguamento dello
stesso alle esigenze e necessità delle popolazioni ( 17 comuni) che
gravitano su Trebisacce, con una popolazione di oltre 70 mila abitanti,
senza contare la lievitazione d’estate consistente per il flusso
turistico, senza contare la presenza di extracomunitari non dichiarati,
senza tener conto delle difficoltà logistiche di un territorio montano
e difficile nelle vie di comunicazioni, senza invocare i problemi degli
incidenti mortali quasi giornalieri della strada 106, senza infine
spendere una parola sulle diverse patologie presenti sul territorio che
costringono la gente ad emigrare al Nord per avere speranza di
guarigione?
4) E’ vero o non è vero che la popolazione, le varie associazioni,
hanno fatto diverse manifestazioni, convegni, hanno minacciato azioni
legali, per difendere un sacrosanto diritto di ogni società che si
rispetti, la salute pubblica e che ,nonostante ciò e in disprezzo ad
ogni legge,bon senso , l’ospedale di Trebisacce viene permanente
scippato: ora dell’autoambulanza, ora dei tecnici, ora degli autisti,
ora di altri macchinari?
5) Che senso ha da parte dei Sindaci dell’Alto Jonio cosentino
minacciare di dimettersi dalla carica se poi, per opportunismo politico
,tutto resta lettera morta? Che si dimettessero e iniziassero,insieme
alle popolazioni ormai stanche,una raccolta di firme per staccarci dall’
odiata Cosenza, sede solo di intrighi politici, e passare alla più
seria e rispondente alla necessità della gente, Basilicata.
prof. Gianni Mazzei
lunedì 19 luglio 2010
Probabilmente fatale per la piccola è stata la chiusura del reparto di ginecologia di Trebisacce e la mancanza di un'ambulanza.
COSENZA - La Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari e i disavanzi sanitari regionali ha avviato un'indagine sul caso di una bambina nata all'ospedale di Rossano, in provincia di Cosenza, e morta mentre stava per essere trasferita in elisoccorso alla neonatologia dell'Annunziata. L'episodio è avvenuto il 13 luglio scorso. Probabilmente ad essere fatale per la piccola è stata la chiusura del reparto di ginecologia di Trebisacce e la mancanza di un'ambulanza.
LA STORIA. La madre della piccola, alla fine del settimo mese di gravidanza, aveva iniziato ad accusare dolori addominali, così, dopo essere stata visitata dalla guardia medica, aveva deciso di raggiungere con il marito il pronto soccorso dell'ospedale di Trebisacce dove era stata visitata ma, essendo chiuso il reparto di ostetricia e ginecologia, le fu consigliato il trasferimento al presidio di Rossano.
OSPEDALE. Per raggiungere l'ospedale però la coppia ha dovuto usare la propria auto perché l'ambulanza del 118 era impegnata in un altro soccorso. All'ospedale di Rossano era stato diagnosticato alla donna un distacco della placenta, quindi si è reso necessario un parto cesareo. Appena nata la bimba era stata intubata ma le sue condizioni erano rimaste gravi tanto da rendere inevitabile il trasferimento all'Annunziata di Cosenza, dove è giunta con l'elisoccorso. Ma per lei era troppo tardi e non c'era più nulla da fare.
COMMISSIONE. In considerazione di quanto avvenuto, la Commissione parlamentare d'inchiesta ha chiesto al presidente della Regione Calabria con deleghe alla sanità, Giuseppe Scopelliti, "una relazione volta a far conoscere ogni dato utile a seguito di questo episodio anche in ordine ad iniziative sanzionatorie e/o cautelari in riferimento a specifiche responsabilità individuali o a disfunzioni organizzative".
LA STORIA. La madre della piccola, alla fine del settimo mese di gravidanza, aveva iniziato ad accusare dolori addominali, così, dopo essere stata visitata dalla guardia medica, aveva deciso di raggiungere con il marito il pronto soccorso dell'ospedale di Trebisacce dove era stata visitata ma, essendo chiuso il reparto di ostetricia e ginecologia, le fu consigliato il trasferimento al presidio di Rossano.
OSPEDALE. Per raggiungere l'ospedale però la coppia ha dovuto usare la propria auto perché l'ambulanza del 118 era impegnata in un altro soccorso. All'ospedale di Rossano era stato diagnosticato alla donna un distacco della placenta, quindi si è reso necessario un parto cesareo. Appena nata la bimba era stata intubata ma le sue condizioni erano rimaste gravi tanto da rendere inevitabile il trasferimento all'Annunziata di Cosenza, dove è giunta con l'elisoccorso. Ma per lei era troppo tardi e non c'era più nulla da fare.
COMMISSIONE. In considerazione di quanto avvenuto, la Commissione parlamentare d'inchiesta ha chiesto al presidente della Regione Calabria con deleghe alla sanità, Giuseppe Scopelliti, "una relazione volta a far conoscere ogni dato utile a seguito di questo episodio anche in ordine ad iniziative sanzionatorie e/o cautelari in riferimento a specifiche responsabilità individuali o a disfunzioni organizzative".
domenica 18 luglio 2010
Oliverio:"L'ospedale di Trebisacce va sostenuto e potenziato"
Politiche Sociali - Cosenza, 06/07/2010 18:00
“L’ospedale di Trebisacce rappresenta un presidio particolarmente importante in un’area vasta come quella dell’Alto Ionio cosentino e, come tale, va adeguatamente sostenuto e potenziato”. E’ quanto ha affermato il presidente della Provincia di Cosenza, on. Mario Oliverio, nel corso di un incontro richiesto dai sindaci e dagli amministratori locali dell’Alto Ionio cosentino svoltosi presso la Sala della Giunta provinciale a cui hanno preso parte il presidente della Comunità Montana dell’Alto Ionio, Pietro Groia, il sindaco di Amendolara e Consigliere Provinciale, Mario Melfi, il Consigliere Provinciale Giuseppe Ranù, il sindaco di Plataci, Francescio Tursi, il sindaco di Castroregio, Tonino Santagada, il sindaco di Alessandria del Carretto, Vincenzo Gaudio, il sindaco di Francavilla Marittima Paolo Munno, il sindaco di San Lorenzo Bellizzi, Pietro Scaravaglione, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Montegiordano, Antonio Mundo, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cerchiara di Calabria, Mario Guadagna, il vice sindaco del Comune di Villapiana, Vincenzo Mastrota, il capogruppo di minoranza del Comune di Trebisacce, Rocco Soldato e il presidente dell’Assopec di Trebisacce Walter Astorino.
“Come Provincia –ha proseguito il Presidente Oliverio, al termine di una serie di interventi che hanno denunciato il progressivo depotenziamento della struttura ospedaliera- non abbiamo competenze specifiche in materia sanitaria che ci consentono di intervenire direttamente per dare risposte ai problemi che riguardano i nostri territori e le nostre popolazioni. Ciò chiaramente non significa che siamo insensibili alle richieste che provengono dalle popolazioni, tanto più quando esse corrispondono a valutazioni oggettive, non strumentali e non sono dettate da spinte meramente localistiche”.
“Dell’ospedale “Chidichimo” –ha aggiunto il presidente della Provincia di Cosenza- ci siamo già occupati in passato con la precedente Giunta regionale guidata da Agazio Loiero e continueremo ad occuparcene, sostenendo con convinzione l’iniziativa dei sindaci e degli amministratori locali a difesa di questa importante struttura “di frontiera” come, peraltro, previsto dal “Piano di Rientro” assunto dalla Regione che, giustamente, non pone il presidio ospedaliero di Trebisacce tra quelli che devono essere chiusi”.
“La preoccupazione dei sindaci e degli amministratori locali –ha concluso il presidente Oliverio- è profondamente fondata e motivata. Per questo motivo è necessario bloccare ed invertire immediatamente il processo progressivo di depotenziamento di una struttura che costituisce un punto di riferimento essenziale per le popolazioni dell’Alto Ionio cosentino”.
“L’ospedale di Trebisacce rappresenta un presidio particolarmente importante in un’area vasta come quella dell’Alto Ionio cosentino e, come tale, va adeguatamente sostenuto e potenziato”. E’ quanto ha affermato il presidente della Provincia di Cosenza, on. Mario Oliverio, nel corso di un incontro richiesto dai sindaci e dagli amministratori locali dell’Alto Ionio cosentino svoltosi presso la Sala della Giunta provinciale a cui hanno preso parte il presidente della Comunità Montana dell’Alto Ionio, Pietro Groia, il sindaco di Amendolara e Consigliere Provinciale, Mario Melfi, il Consigliere Provinciale Giuseppe Ranù, il sindaco di Plataci, Francescio Tursi, il sindaco di Castroregio, Tonino Santagada, il sindaco di Alessandria del Carretto, Vincenzo Gaudio, il sindaco di Francavilla Marittima Paolo Munno, il sindaco di San Lorenzo Bellizzi, Pietro Scaravaglione, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Montegiordano, Antonio Mundo, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Cerchiara di Calabria, Mario Guadagna, il vice sindaco del Comune di Villapiana, Vincenzo Mastrota, il capogruppo di minoranza del Comune di Trebisacce, Rocco Soldato e il presidente dell’Assopec di Trebisacce Walter Astorino.
“Come Provincia –ha proseguito il Presidente Oliverio, al termine di una serie di interventi che hanno denunciato il progressivo depotenziamento della struttura ospedaliera- non abbiamo competenze specifiche in materia sanitaria che ci consentono di intervenire direttamente per dare risposte ai problemi che riguardano i nostri territori e le nostre popolazioni. Ciò chiaramente non significa che siamo insensibili alle richieste che provengono dalle popolazioni, tanto più quando esse corrispondono a valutazioni oggettive, non strumentali e non sono dettate da spinte meramente localistiche”.
“Dell’ospedale “Chidichimo” –ha aggiunto il presidente della Provincia di Cosenza- ci siamo già occupati in passato con la precedente Giunta regionale guidata da Agazio Loiero e continueremo ad occuparcene, sostenendo con convinzione l’iniziativa dei sindaci e degli amministratori locali a difesa di questa importante struttura “di frontiera” come, peraltro, previsto dal “Piano di Rientro” assunto dalla Regione che, giustamente, non pone il presidio ospedaliero di Trebisacce tra quelli che devono essere chiusi”.
“La preoccupazione dei sindaci e degli amministratori locali –ha concluso il presidente Oliverio- è profondamente fondata e motivata. Per questo motivo è necessario bloccare ed invertire immediatamente il processo progressivo di depotenziamento di una struttura che costituisce un punto di riferimento essenziale per le popolazioni dell’Alto Ionio cosentino”.
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