E' deceduta mentre veniva trasferita nell'ospedale di Lamezia Terme.
In quello di Vibo non c'era posto
REGGIO CALABRIA - La Procura della Repubblica di Vibo Valentia ha aperto un'inchiesta sulla morte di una donna di 33 anni, Eleonora Tripodi, deceduta dopo essere stata sottoposta ad intervento di parto cesareo nella clinica Villa dei Gerani di Vibo. L'intervento ha comunque consentito di salvare la figlia della donna. Eleonora Tripodi è morta durante il trasporto in ambulanza nell'ospedale di Lamezia Terme.
NESSUN POSTO DISPONIBILE A VIBO - Il trasferimento era stato deciso dopo che era stata verificata la mancanza di posti liberi nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Vibo Valentia. Sono stati gli stessi sanitari della clinica Villa dei Gerani ad informare dell'accaduto i carabinieri, i quali, a loro volta, hanno informato il pm di turno della Procura di Vibo Valentia, Fabrizio Garofalo, che ha disposto il sequestro della cartella clinica. Il magistrato ha anche deciso di fare sottoporre ad autopsia il corpo di Eleonora Tripodi e domenica conferirà l'incarico al medico legale. I medici che hanno avuto in cura la donna sono indagati per omicidio colposo: l'avviso di garanzia, comunque, è un atto dovuto in questi casi per consentire agli stessi indagati di nominare i loro periti durante le fasi dell'autopsia. La famiglia della donna ha nominato come legale l'avvocato Giovanni Vecchio, secondo il quale Eleonora Tripodi «stava male da tempo ed aveva chiesto di essere sottoposta subito a parto cesareo. Richiesta - ha aggiunto Vecchio - non accolta dai sanitari della clinica Villa dei Gerani, che avevano sostenuto che era troppo presto». I medici di Villa dei Gerani hanno sottolineato la «gravità delle condizioni di Eleonora Tripodi», dicendo di «avere fatto di tutto per salvare la donna» e parlando di «caso rarissimo provocato dalla fuoriuscita della placenta dall'utero, con conseguente infiltrazione degli organi vicini».
IL MEDICO: «FATTO TUTTO IL POSSIBILE» - «Abbiamo fatto tutto il possibile per salvare la vita di Eleonora Tripodi e la sua morte non è dipesa da nostre negligenze» ha detto il ginecologo Domenico Princi, uno dei medici che hanno assistito la donna. «La signora - ha aggiunto Princi - aveva già avuto due cesarei. Il terzo rappresentava, dunque, un intervento a rischio che comunque eravamo in grado di affrontare. Il problema è sorto perché la placenta si è impiantata in parte fuori dall'utero. Questo ha provocato una immediata e imponente emorragia che ha messo a rischio gravissimo la vita della madre e del feto. Siamo intervenuti tempestivamente per bloccare l'emorragia alla madre con l'isterectomia chiudendo le fonti emorragiche provocate dalla placenta che aveva infiltrato gli organi vicini, fra cui anche la vescica. Una volta provveduto a bloccare l'emorragia e avere effettuato varie trasfusioni, perché la donna aveva perduto molto sangue, ne abbiamo disposto il trasferimento nel reparto di rianimazione più vicino». «Ci siamo prodigati - ha detto ancora Princi - per salvare la bambina e ci siamo riusciti. Per la madre la situazione, a causa dell'imponente emorragia, si presentava molto critica, ma abbiamo fatto di tutto per salvarla. Tra l'altro, quando ne abbiamo disposto il trasferimento in ospedale, i parametri vitali erano normali ed avevamo quindi la speranza concreta che in un centro attrezzato si potesse salvare la vita della signora. Se questo poi non è avvenuto non dipende da noi». Princi ha anche detto che «ai familiari della donna è stato spiegato che prima di venerdì il parto cesareo non poteva essere fatto perché, in caso contrario, ci sarebbero stati problemi per il nascituro».
LEOLUCA ORLANDO: «FARE CHIAREZZA» - «Un altro caso di presunta malasanità - ha commentato il Presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari, Leoluca Orlandoche -. Come Commissione d'inchiesta sugli errori sanitari, chiederemo al Presidente della Regione Calabria con deleghe alla sanità, Giuseppe Scopelliti, una relazione dettagliata sulle circostanze che hanno portato al decesso con ogni informazione utile al fine di individuare eventuali responsabilità personali e disfunzioni organizzative o strutturali. È scandaloso che in Italia si continui a morire nel momento in cui si mette al mondo un figlio».