venerdì 30 ottobre 2009


Rielaborazione grafica a cura di Officine Grunf

Rielaborazione grafica a cura di Officine Grunf

giovedì 29 ottobre 2009

Referendum per il cambio di Regione
Il 17-18 dicembre 2006, si è svolto in alta valmarecchia, ai sensi dell’art. 132, 2° comma, della Costituzione, il referendum per il distacco dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant’Agata Feltria e Talamello dalla Regione Marche e loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna.
Il quesito sottoposto agli elettori nel referendum, è stato il seguente: “Volete che il territorio dei Comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo e Talamello sia separato dalla Regione Marche per entrare a far parte integrante della Regione Emilia-Romagna ?”; si è trattato cioè di un referendum di vallata (unico a livello nazionale) e non di singoli comuni, essendo un obiettivo irrinunciabile delle istituzioni locali quello di non frammentare il territorio dell’alta Valmarecchia che, da sempre, è fortemente integrato e coeso.
Nel referendum si è registrata una percentuale di votanti (a livello di alta Valmarecchia) pari al 67,51 %; percentuale già alta per una consultazione referendaria ma che è ancor più significativa se si considera che dei n. 16.410 cittadini aventi diritti al voto, n. 1.997 erano residenti all’estero che tuttavia non potevano all’estero votare; l’elevata partecipazione al voto si è rilevata in maniera omogenea in tutti i sette comuni.
I voti favorevoli (sempre a livello di alta Valmarecchia) sono stati n. 9.211, corrispondenti all’83,91 % dei voti validi, equivalenti al 56,13 % degli aventi diritto al voto, mentre i voti contrari, pari a n. 1.766, si sono attestati sul 16,09 %;
In base ai suddetti risultati l’Ufficio Centrale del Referendum ha dichiarato che la proposta è da intendersi approvata ai sensi dell’art. 45, comma 2, della legge n. 352/70. Del risultato è stata data comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28.12.2006.
Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 5 Aprile 2007, ha approvato ai sensi dell’art. 45, comma 4, della legge n. 352/70, il Ddl per il distacco territoriale dei Comuni suddetti dalla Regione Marche e la loro aggregazione alla Regione Emilia-Romagna, che ora inizia il suo iter parlamentare.

Rielaborazione grafica a cura di Officine Grunf

lunedì 26 ottobre 2009

Comunicato congiunto dipendenti ASP ed Associazioni di Trebisacce.


No secco e deciso all’avvio dei lavori della farsesca saletta operatoria di pertinenza al pronto soccorso, previsto per martedì 27 c.m. all’Ospedale Guido Chidichimo di Trebisacce.
Le prescrizioni dei NAS erano chiare ed inequivocabili, mirate alla messa in sicurezza delle due attuali sale operatorie, senza alcun intento di chiusura.
Il resto sono solo pretesti per addolcire la “supposta” soppressione della nostra struttura sanitaria.
Questo sarebbe uno sfregio mortale ad un territorio trattato evidentemente in maniera coloniale. Siamo figli di nessuno. E che non si parli di sprechi e tagli; si agisca dove si sperpera per davvero, in Calabria, e non qui, dove tagliare l’Ospedale significa tagliare tutto, e tagliare definitivamente fuori dal mondo e dalla storia l’intero Alto Jonio. Vergogna!!! La misura è colma.
Intervenga chi può e deve intervenire, le Autorità Cittadine in primis, con un provvedimento straordinario d’urgenza per sistemare le sale operatorie secondo le direttive impartite dai NAS: cedere, invece, ai miraggi ed alle lusinghe proposte dal Dir. Petramala è l’errore assoluto: il cavallo di Troia per la chiusura totale e definitiva.
Un appello a tutte le forze in campo, ognuno per le sue competenze ed autorità:
al popolo, alle associazioni civiche, ai dipendenti della struttura, agli ammalati ed i loro familiari, al mondo del lavoro, ed ancora una volta ai nostri Politici ed Amministratori: fuori le unghie!
Finora nessuna certezza, solo parole e favole, ma ora occorrono i FATTI CONCRETI. Subito, o si chiude. Il tempo delle promesse e delle attese è finito. Da oggi, un coordinamento permanente di Cittadini, Operatori Sanitari, Associazioni,
mondo della Cultura e del Lavoro, vigilerà sul campo, mobilitandosi compattamente, per impedire altri scippi e qualsiasi azione mirata alla distruzione del nostro Ospedale, comprese le inadempienze e le distrazioni di chi può davvero intervenire, ma non lo fa.

dipendenti ASP distr. Trebisacce: Raffaella Bruni
le Associazioni di Trebisacce: Walter Astorino

sabato 24 ottobre 2009

SALVIAMO L’OSPEDALE DI TREBISACCE


Le associazioni di Trebisacce esprimono un giudizio negativo sull’esito dell’incontro, tra il Direttore Generale dell’ASP di Cosenza, dott. Franco Petramala, i Sindaci dell’Alto Jonio e le rappresentanze sindacali. L’incontro, come si ricorderà, si è svolto giorni addietro, a porte chiuse, presso il Comune di Trebisacce. Vanificate le attese della popolazione radunata in piazza della Repubblica e sensibilizzata proprio dall’impegno delle Associazioni.
Durata oltre 4 ore, la riunione, secondo il nostro parere, ha dato esito insoddisfacente per il futuro del nostro nosocomio. In sintesi restano chiusi i reparti di ginecologia e chirurgia e le sale operatorie ovvero quei servizi fondamentali e strategici per la vita stessa dell’ospedale. In cambio una flebile promessa di inizio lavori per una piccola sala operatoria riservata all’emergenza, in forza al Pronto Soccorso, e l’istituzione di un reparto di Urologia (?) . Rimarremmo comunque al di sotto del numero posti-letto sufficienti a garantire l’esistenza in vita del nostro ospedale.
Le prescrizioni del NAS andavano in altra direzione ovvero messa in sicurezza delle due sale operatorie. Interventi per i quali sarebbero bastati poche settimane di lavori.

Le associazioni interpretano questo atteggiamento di disimpegno del Dirigente Generale ASP come una indecifrabile volontà di svuotare o addirittura cancellare la struttura ospedaliera
e respingono con forza le nuove proposte di Petramala che considerano fuorvianti rispetto al problema principale. Chiedono il ripristino dei Reparti di Ginecologia e Chirurgia e delle Sale Operatorie. Chiedono inoltre di dotare la struttura della figura del Primario per i reparti di Chirurgia, Medicina, Cardiologia. Per il reparto di Ginecologia, invece, è stato attuato un vero e proprio “golpe”, un atto vergognoso contro la salute delle donne nonché una palese interruzione di un efficiente servizio pubblico. I cittadini ricorderanno ancora la rocambolesca operazione per cui il Primario di Ginecologia di Trebisacce, come per magia, si ritrova Primario di Ginecologia dell’Ospedale di Rossano, suo paese di residenza. Una velocità supersonica. Una operazione per la quale qualcuno dovrebbe pagare. Una operazione che ha creato gravi danni al servizio pubblico, ad un reparto efficiente, ad un reparto a regime. E tanti episodi del genere si potrebbero raccontare.


Chi difende il nostro ospedale ????...

Le associazioni di Trebisacce non abbasseranno la guardia e continueranno nell’opera di sensibilizzazione ed informazione al fine di conservare e potenziare il nostro ospedale.

No al mutismo e alla rassegnazione

Quali saranno le conseguenze a cui andremo incontro con la chiusura dell’ospedale ?
Che incremento avranno i viaggi della speranza?
Quanto incideranno sulla spesa sanitaria e di conseguenza quanto si risparmierà con la chiusura?
Quale tutela del diritto alla vita e alla salute dei cittadini dell’Alto Jonio?

( Le Associazioni di Trebisacce )